Feto di appena quattro mesi ritrovato in una fogna

Un feto di appena quattro mesi è stato ritrovato in una fogna durante alcuni lavori di manutenzione. Inizialmente, si pensava fosse una busta dell'immondizia ma, poi, si è fatta la terribile scoperta.

Feto di appena quattro mesi ritrovato in una fogna

Risale a qualche giorno fa la vicenda del piccolo feto di appena quattro mesi trovato nelle fognature di un piccolo paesello della provincia di Frosinone, per la precisione in una periferia di Ferentino, da alcuni operatori addetti all’autospurgo.

Da qualche giorno, la fognatura dava problemi: così, durante la manutenzione da parte degli operatori, si è fatta la terribile scoperta del feto, pare lungo all’incirca 20 cm, che fungeva proprio da tappo, bloccando – così – il flusso dell’acqua e dello scarico. Inizialmente, era sorto-  da parte degli operatori – il pensiero che fosse una busta di plastica contenente dell’immondizia, finita casualmente nelle fognature. Soltanto una volta estratta, si è risalito a una placenta che avvolgeva un bambino e, quindi, a una gravidanza interrotta volutamente.

Subito, sono stati allertati i carabinieri e la polizia che sono intervenuti all’istante sul posto e che, dopo accurate indagini sulle famiglie il cui scarico si riversava in quel tratto, sono riusciti a risalire a una donna rumena molto giovane, di circa vent’anni. Secondo una prima ricostruzione, costei avrebbe abortito grazie all’utilizzo di un farmaco per la cura dell’ulcera, famosissimo per il fatto che – se usato in gravidanza – nelle donne provoca un aborto. Stando alle parole della donna in merito a quei farmaci, il come comportarsi gli era stato suggerito da alcune sue amiche che, in passato, si erano trovate nella sua stessa situazione.  La giovane, dopo aver abortito in casa, avrebbe gettato il feto nello scarico del gabinetto.

La giovane, interrogata qualche giorno fa dagli agenti, si è dimostrata pentita, spiegando di essersi spaventata in quanto si manteneva con piccoli lavoretti che ogni tanto trovava. Come se non bastasse, a darle ulteriore preoccupazione era stato il fatto che sarebbe stata sola a portare avanti la gravidanza e, di conseguenza, a crescere il figlio senza un aiuto economico né dalla famiglia, né da parte del padre del piccolo col quale, d’altronde, aveva avuto solo una breve relazione. A convincere gli agenti che la donna avrebbe fatto tutto da sola, è stato un biglietto di prenotazione presso un consultorio di Frosinone: ulteriori conferme arriveranno dal test del DNA.

Ora, la giovane donna rischia la pena della reclusione da 6  mesi, per interruzione volontaria di gravidanza senza l’ausilio dell’assistenza medica, a 3 anni, per induzione all’aborto.

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