Condannati fratello e moglie del "Boss delle cerimonie"

Si chiude con un pesante esito la vicenda penale che ha colpito La Sonrisa, location del "Boss delle cerimonie". Condanne per moglie e fratello e confisca dei beni

Condannati fratello e moglie del "Boss delle cerimonie"

Finisce in un dramma per la famiglia di Antonio Polese la querelle giudiziaria apertasi qualche anno fa quando l’albergo protagonista del noto programma televisivo “Il boss delle cerimonie” fu sequestrato nel 2011 per problemi di abusi edilizi. Cosi dopo il ricovero recente in ospedale di “Don Antonio Polese” in codice rosso per problemi cardiaci, un’altra scure si abbatte sulla nota famiglia televisica. Si chiude nel peggiore dei modi per la famiglia del boss la spinosa vicenda penale.

Il processo arriva al termine e la sentenza parla chiaro: “Un anno di reclusione e confisca dei terreni e dell’intero complesso ricettivo «La Sonrisa»”. A pagare il conto con la giustizia sono la moglie ed il fratello del popolare «Boss delle Cerimonie» Antonio Polese, entrambi escono con una condanna penale inflitta dal Tribunale di Torre Annunziata.

Il reato contestato è quello di lottizzazione abusiva. Condanna che porta alla conseguente confisca dei beni colpiti da abusivismo, una delle forme più gravi di condanna perchè spoglia il condannato dell’intera proprietà immobiliare.

La sentenza è recentissima, emessa poche ora fa dal giudice monocratico Mariaconcetta Criscuolo. Il magistrato ha ha ritenuto colpevoli dei reati loro ascritti i titolari delle aziende che gestiscono la struttura ricettiva di Sant’Antonio Abate La Sonrisa.

L’intara famiglia con annesso (mega)albergo, è divenuta nota da qualche anno al grande pubblico televisivo grazie alla famosa trasmissione tv del canale digitale «Real Time», intitolata “Il boss delle cerimonie”.

Condanne tutto sommato non pesant:  un anno a ciascuno dei condannati, ovvero per Rita Greco ed Agostino Polese, rispettivamente moglie e fratello del boss. E’ stata invece decisa l’assoluzione per gli altri coimputati: Sabatino e Maria Rosaria Polese (difesa dall’avvocato Antonio de Martino) per non aver commesso il fatto. Non sono stati resi noti i motivi della decisione per i quali occorrerà attendere i classici 90 giorni, termine dettato dal codice per il deposito di tutti gli atti.

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