Alle prime ore di lunedì le forze di sicurezza francesi hanno iniziato i lavori per lo sgombero dell’immenso campo profughi di Calais, tristemente noto come ‘The Jungle’, nel nord della Francia, che da 18 mesi ospitava tra i 6 e gli 8 mila rifugiati e immigranti.
Il loro sogno era arrivare in Gran Bretagna e, al principio, si sono opposti con tutte le loro forze a un ricollocamento in Francia, ma il lavoro delle Ong è stato fondamentale affinché lo smantellamento potesse svolgersi in maniera pacifica. Centinaia di eritrei e sud sudanesi si sono presentati con le valigie e zaini davanti al centro di smistamento, allestito dal Governo Hollande in vista di una grande operazione presentata come “umanitaria”, e dal quale partiranno gli autobus abilitati che trasferiranno i rifugiati in uno dei 300 centri provvisori aperti su tutto il territorio.
Nella giornata di domenica, le autorità hanno iniziato a distribuire volantini stampati in diverse lingue per spiegare le modalità in cui si sarebbe proceduto e per cercare di convincere i più reticenti. Il programma prevede che ogni migrante si presenti allo sportello gestito dall’OFII (Ufficio francese per l’immigrazione e integrazione), dove gli verranno rilevate le impronte digitali e e gli verrà consegnato un braccialetto segnaletico con il colore della regione di destinazione.
Poi verrà indirizzato verso il tendone riservato alle partenze, dove i rifugiati verranno suddivisi in 4 categorie, una fila per categoria: uomini, minorenni, famiglie e persone con problemi di mobilità o di salute. Per tre giorni, 145 autobus, uno ogni quarto d’ora, si occuperanno del trasferimento dei profughi, contando sulla presenza di 1.250 agenti di polizia appositamente mobilitati per garantire che l’operazione di evacuazione si svolga senza intoppi e incidenti. Martedì le ruspe inizieranno a demolire le tende e le capanne presenti in questa terra di nessuno.
Alcuni giorni prima dell’inizio dello smantellamento, diversi immigrati hanno abbandonato la Giungla per non essere costretti ad allontanarsi dalla zona e cercare ancora una volta di attraversare il Canale della Manica. Karhazi, un afgano che non accetta che sia obbligato ad andar via, ha dichiarato: “Dovranno mandarci via con la forza. Vogliamo andare in Gran Bretagna”.
Non tutte le regioni hanno accettato di buon grado la presenza dei rifugiati nei loro territori. “E’ una pazzia, in questo modo creeremo più Calais in tutta la Francia”, critica Laurent Wauquiez, presidente del Consiglio Regionale di Auvergne-Rhône-Alpes e membro del partito conservatore.