Il veleno che cura: dalla lumaca Cono la nuova terapia per il diabete

Uno studio condotto in Australia e negli Stati Uniti ha individuato la possibilità di utilizzare l'insulina contenuta nel veleno della lumanca marina Conus geographus per il trattamento del diabete,, una insulina tre volte più veloce di quella umana

Il veleno che cura: dalla lumaca Cono la nuova terapia per il diabete

Il suo veleno è uno dei più letali in natura: la lumaca marina Conus geographus lo lancia verso la sua preda per stordirla all’istante e ingoiarla. Questo veleno che paralizza i piccoli pesci e i molluschi di cui si nutre il mollusco gasteropode è oggetto di studio per la produzione di un’insulina ad azione rapidissima per curare i diabetici.

In Australia e negli Stati Uniti, un gruppo di scienziati è riuscito a rilevare la struttura tridimensionale dell’insulina contenuta nel veleno della lumaca Cono, che, secondo quando spiegato nello studio pubblicato sulla rivista Nature Structural and Molecular Biology, agisce molto più velocemente, tre volte di più, di quella prodotta dal corpo umano.

Stiamo cercando di produrre un’insulina sintetica che sia molto simile a quella di questa lumaca marina, che è più debole di quella umana. Per questo stiamo cercando di ottenere che sia più attiva mantenendo però la stessa velocità“, ha spiegato Helena Safavi, ricercatrice all’Università dello Utah.

Gli scienziati credono che l’insulina sintetica potrebbe fare effetto in cinque minuti contro ai 15 che impiegano i prodotti più commercializzati. Questo studio sul Conus geographus è l’ultimo esempio delle possibilità terapeutiche dei veleni presenti in natura, sui quali le compagnie farmaceutiche hanno puntato fin dagli anni 70 per produrre nuovi farmaci. Infatti nel 1981, l’Agenzia Americana del Farmaco approvò il captopril, il primo basato su un veleno animale e precisamente quello del serpente Bothrops jararaca, per curare l’ipertensione.

Al momento non sono in corso trattative con nessuna casa farmaceutica per sviluppare l’insulina ultra rapida derivata dalla lumanca Conus geographus e che, secondo i calcoli della Safavi, potrebbe richiedere un decennio per l’arrivo sul mercato. “E’ molto lungo in cammino da percorrere affinché una scoperta si trasformi in farmaco”.

Il potenziale dei veleni degli animali per ottenere nuovi farmaci è enorme”, dichiara Rebeca Miñambres, responsabile del Dipartimento dei Progetti di I+D di Valenza, che ha creato una libreria di tossine derivate da 203 veleni di animali. “Abbiamo pesci velenosi, ragni, serpenti, formiche, vespe, scorpioni, etc. La specie più rara – ricorda – è stato un polpo dagli anelli azzurri, considerato uno degli animali più velenosi al mondo”.

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