Vivisezione: Il Decreto Legislativo del 4 marzo la vieterà

Ora l'Italia ha la sua legge che vieta la vivisezione. Dopo diversi giorni di presidio delle associazioni animaliste, il 4 marzo è stato emanto il Decreto Legislativo n. 26 sulla protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici.

Vivisezione: Il Decreto Legislativo del 4 marzo la vieterà

Dopo mesi di battaglia delle associazioni animaliste contro la vivisezione e per il rispetto da parte del Governo dell’articolo 13 della Legge di delegazione europea n. 96 del 2013, il 4 marzo è stato emanato il Decreto legislativo n. 26 “sulla protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici”.

La legge delega del 6 agosto scorso, fissava “lo stop ad alcuni tipi di esperimenti su animali, l’obbligo di utilizzo dell’anestesia, il concreto sostegno ai metodi sostitutivi di ricerca“, afferma il Presidente della LAV Gianluca Felicetti, ma il precedente governo l’aveva in parte disattesa, e infatti, nello schema di decreto proposto, dei tredici precetti stabiliti dall’articolo 13, ben dieci non venivano rispettati.

La lotta portata avanti dalla Lav e dalle associazioni animaliste ha dato i suoi frutti e, l’Italia ha la sua legge che vieta la vivisezione. Infatti, il  principio base stabilito da questo decreto è che non sarà possibile usare animali vivi nei casi in cui si arriverebbe agli stessi risultati con animali morti.

E’ fatto poi divieto di utilizzo di primati, cani, gatti ed esemplari di specie in via d’estinzione a scopo sperimentale; di animali per gli esperimenti bellici; e non sarà consentito l’allevamento nel territorio nazionale di cani, gatti e primati non umani destinati alla sperimentazione.

Tra gli altri principi, la legge vieta che vengano effettuati esperimenti che non prevedono anestesia o analgesia, qualora essi comportino dolore all’animale, ad eccezione dei casi di sperimentazione di anestetici o di analgesici.

Inoltre, sarà promosso l’utilizzo di metodi alternativi alla vivisezione, e sarà istituito un Fondo apposito a cui destinare destinare annualmente una quota per lo sviluppo e la convalida di metodi sostitutivi.

Nel caso in cui il medico veterinario dia il suo parere favorevole, gli animali utilizzati nelle procedure scientifiche potranno fare ritorno al loro ambiente naturale o ad essi adeguato.

Questo decreto, indubbiamente, rappresenta “un punto di partenza per per nuove battaglie affinché si cambi effettivamente sistema di ricerca con i metodi sostitutivi, già ampiamente praticati all’estero, negli oltre 600 laboratori italiani autorizzati che consumano quasi 900 mila animali”, scrive la Lav sul proprio sito.

Però fa anche sapere che: “per il non rispetto dell’articolo 13 della Legge-delega n.96 del 2013 riguardo all’obbligo di utilizzare animali solo in anestesia, con la Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, diffideremo il Ministero della Salute e procederemo a denunciare tutte le autorizzazioni alla sperimentazione sugli animali che non rispetteranno il dettato, portando con la Magistratura i punti incompatibili del Decreto Legislativo fino alla Corte costituzionale”.

Sarà inoltre inevitabile chiedersi come si concilino il divieto di allevamento delle cavie nel territorio italiano, da un lato, la necessità della sperimentazione animale pur nel rispetto di determinati principi, dall’altro, …. occorrerà andarle a comprare all’estero?

Continua a leggere su Fidelity News