Durante il processo ad Oscar Pistorius a Pretoria ha testimoniato in aula il radiologo Johan Stipp, vicino di casa del corridore sudafricano e la prima persona ad essere arrivata quella notte nella villa di Pistorius. L’uomo, la cui camera da letto è a 72 metri in linea d’aria con il bagno dove è avvenuto il delitto, ha rivelato di essere stato svegliato da “tre spari e urla femminili”.
Accorso alla casa di Pistorius, durante il processo ha rivelato: “Quando sono arrivato Pistorius stava provando a farla respirare, piangeva e chiedeva aiuto a Dio. C’era materia cerebrale sul pavimento. Reeva non aveva più battito e le sue pupille erano fisse e dilatate”. A quel punto Pistorius non ha retto e si è messo a piangere.
Poi Stipp, ricordando quei concitati istanti seguiti al suo arrivo ha continuato: “Mentre provavo a soccorrere Reeva Pistorius è andato al piano superiore, e dato che era molto nervoso, ho avuto paura si potesse ammazzare”.
Fra la famiglia di Pistorius e quella di Reeva sembra che si sia istaurata una sorta di distensione, dopo che Lunedì scorso Carl, il fratello di Pistorius, ha abbracciato la madre di Reeva. Durante la testimonianza, infatti, la sorella Aimee si è avvicinata alla cugina di Reeva e, con le lacrime agli occhi, l’ha consolata con un braccio sulle spalle. Forse la famiglia della vittima comincia a credere alla versione di Oscar che continua a ripetere che ha scambiato la compagna per un ladro.