Matrimoni gay ed unioni civili non saranno il pane quotidiano di Alfio Marchini, qualora il candidato sindaco di Roma sostenuto da Area Popolare, Coservatori e Riformisti, Identità e Azione e Forza Italia dovesse riuscire a sedere sulla poltrona più importante della Capitale.
Marchini ha infatti sostenuto di non avere dei pregiudizi specifici nei confronti delle unioni civili e degli omosessuali, ma di non ritenere che il celebrare matrimoni debba essere parte integrante dei compiti di un Primo Cittadino. Queste le sue esatte parole in merito: “Non ho nulla contro il riconoscimento dei diritti civili, ma non è compito del sindaco fare queste cose“.
“Per cui – ha sottolineato il candidato, presentatosi mediante lista civica – non celebrerò unioni gay se dovessi vincere le elezioni“. La notizia della presa di posizione di Alfio Marchini ha subito suscitato grande clamore sia nella Maggioranza che nell’Opposizione, scatenando la risposta indignata della senatrice Monica Cirinnà, prima voce dell’omonimo ddl sulle unioni civili.
“Alfio Marchini vuole essere un sindaco che non rispetta la legge – ha tuonato la Cirinnà – un bel biglietto da visita. Le unioni civili, una volta approvate definitivamente dal Parlamento, non sono derogabili per scelta politica“. La senatrice PD ha continuato spiegando che, se il candidato venisse eletto e dovesse mantenere questa linea di condotta, violerà una legge dello Stato italiano “Con tutte le conseguenze civili e penali“.
Di tono decisamente meno pesante invece gli interventi di altri rappresentanti del PD, come il candidato sindaco di Roma Roberto Giachetti, il quale ha reso noto via Twitter che: “Marchini dice di essere contrario alle unioni civili. Io invece non vedo l’ora di votare la legge alla Camera“.