Tra le persone arrestate per affiliazione al terrorismo internazionale, c’era anche chi voleva farsi esplodere in concomitanza con il prossimo Giubileo per colpire Papa Francesco ed i fedeli cristiani radunatisi presso piazza San Pietro. Stiamo parlando di Abderrahim Moutaharrik, il kickboxer di origini marocchine che non aveva mai nascosto la sua passione per l’Isis.
Moutaharrik era ben conosciuto all’interno del circuito sportivo per via delle sue performances, essendo uno dei prospetti locali più interessanti per il futuro della kickboxing e del muay thai. Ma la fama del 24enne marocchino non si fermava ai successi ottenuti sul ring, poiché l’uomo era conosciuto anche per un particolare molto meno apprezzato.
Abderrahim Moutaharrik era infatti solito ostentare simboli che richiamavano al fondamentalismo islamico, e non nascondeva affatto le sue simpatie per lo Stato Islamico, comportandosi già come un foreign fighter in piena regola. Certo, non lo urlava ai quattro venti, ma per chi aveva occhio i segni erano chiarissimi.
La promessa del ring aveva un sogno, che tuttavia non aveva nulla a che fare con la disciplina sportiva che praticava (e nella quale eccelleva): Abderrahim non ambiva al titolo di campione, ma puntava piuttosto a morire come un vero “martire di Allah” facendosi esplodere nel corso del Giubileo, per colpire la cristianità al cuore.
“Sarò il primo ad attaccarlo – aveva affermato il 24enne in un audiomessaggio datato 25 marzo, intercettato dalla polizia – in questa Italia crociata, il primo ad attaccarla, guro, giuro che l’attacco nel Vaticano, con la volontà di Dio […]”. Il destinatario era Mohamed Koraichi, altro terrorista dell’Isis nascosto in Italia ed arrestato proprio insieme al kickboxer.
Abderrahim sognava di vedere esplodere Papa Francesco, il Vaticano e tutto ciò che tali istituzioni significano per i terroristi. Sognava di essere lui il “prescelto” per tale compito. “Voglio picchiare Israele e Roma“, aveva poi ripetuto telefonicamente ad Abderrahmane Khachia (anch’egli finito in carcere nel corso della stessa operazione).
Nel mirino dei terroristi non c’era solo Papa Francesco, ma anche l’ambasciata israeliana.