USA, studente costretto a scendere da aereo perché parlava arabo. E’ bufera

Uno studente americano è stato costretto a scendere da un aereo perché parlava arabo. La vicenda è stata denunciata oggi dal New York Times: "L'hanno trattato come un animale". Bufera sulla compagnia aerea.

USA, studente costretto a scendere da aereo perché parlava arabo. E’ bufera

Uno studente universitario si era imbarcato in un volo della Southwest Airlines, ma è stato costretto dal personale di bordo a scendere dal velivolo poiché, prima del decollo, si trovava al telefono; e stava parlando in arabo. L’incredibile vicenda arriva direttamente da Los Angeles, ed ha scatenato un abnorme putiferio mediatico intorno alla nota compagnia aerea statunitense, ora tacciata da più parti di razzismo.

Ricostruiamo i fatti: Khairuldeen Makhzoomi è un ragazzo di 26 anni ben più che integrato nella società statunitense, e si trovava a bordo di un aereo della Southwest Airlines. Il volo stava ancora ultimando gli ultimi preparativi prima della partenza, e mentre tutti aspettavano solamente l’imminente decollo, Kairuldeen aveva approfittato del ritaglio di tempo per effettuare una telefonata.

Peccato però che il 26enne abbia iniziato a parlare in arabo, destando ben più di un’ombra di paura nella passeggera che gli era seduta di fianco. Quando poi la chiamata è terminata con l’immancabile “inshallah” – di fatto una locuzione utilizzata molto di frequente nei dialoghi in lingua araba, a metà tra un saluto ed una benedizione – il sospetto si è trasformato in panico.

La donna ha immediatamente richiamato l’attenzione del personale di bordo, spiegando che il ragazzo seduto di fronte a lei stava parlando in arabo al telefono prima del decollo dell’aereo, ed aveva nominato “Allah“. “Apriti cielo” verrebbe da dire, giusto per continuare a giocare coi modi di dire.

Perché a quel punto Khairuldeen Makhzoomi è stato incredibilmente invitato a scendere, nemmeno con troppa gentilezza da parte degli steward. Tutto è accaduto lo scorso 6 aprile, ma soltanto quest’oggi la storia è diventata di dominio pubblico grazie all’intervento diretto del New York Times.

Nello specifico, per dovere di cronaca è bene riportare che il ricercatore della Unversity of California non era affatto un terrorista: aveva semplicemente chiamato suo zio per raccontargli di un discorso tenuto dal Segretario generale dell’ONU Ban Ki-Moon durante un evento alle Nazioni Unite, al quale lo stesso Khairuldeen aveva appena presenziato.

Mi hanno trattato come un animale” ha poi spiegato il 26enne al New York Times. Stando a Zahra Billoo, direttore di un’associazione che si occupa di relazioni interculturali, non sarebbe il primo caso del genere avvenuto negli Stati Uniti quest’anno.

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