Offre preghiere a pagamento. Incassa oltre 7 milioni in 4 anni

Preghiere a pagamento: è questo che secondo alcuni quotidiani esteri prometteva il sito di Benjamin Rogovin, imprenditore che ha fatto una fortuna grazie a questo metodo. Ora dovrà risarcire quasi 8 milioni.

Offre preghiere a pagamento. Incassa oltre 7 milioni in 4 anni

Prometteva preghiere dietro lauto compenso, assicurando ai suoi clienti che un prete avrebbe pregato per loro in cambio di una “piccola offerta” che andava dai 9 ai 35 dollari. Grazie a questo espediente il Pastore John Carlson (al secolo Benjamin Rogovy) è riuscito ad accumulare una vera e propria fortuna tra il 2011 ed il 2015, speculando sulla (pur colpevole, è da sottolinearsi) ingenuità dei cristiani più sempliciotti ed ottusi.

La vicenda è stata riportata da numerose testate estere, come ABC News, il Telegraph ed il The Guardian. L’idea di base di Benjamin, 33enne residente a Seattle (USA), era semplice, e straordinariamente efficace: creare un sito all’interno del quale, con la sua identità fittizia, l’uomo si offriva di intercedere per conto degli utenti presso preti o altri uomini di chiesa, affinché questi ultimi pregassero con solerzia per la persona che lo richiedeva.

Ovviamente il tutto sotto compenso, fatto passare per “offerta dei fedeli”. La pagina web mediante la quale era possibile accedere a questo servizio è ChristianPrayerCenter.com, ora chiusa a causa dell’intervento degli organi di Giustizia statunitensi. Tuttavia agli inquirenti ci sono voluti ben 4 anni per riuscire a scoprire la truffa.

Nel corso di questo periodo, Benjamin Rogovy aka Pastore John Carlson è riuscito a racimolare una vera e propria fortuna, aprendo un profilo LinkedIn ed una pagina Facebook, con quest’ultima che aveva superato la vertiginosa cifra di 1.200.000 di fan. Addirittura aveva creato una versione del sito in spagnolo (oracioncristiana.org), per invadere il mercato latino.

Purtroppo per i suoi utenti però, non solo Benjamin non era un pastore, ma nemmeno aveva conoscenze in ambito clericale: nessun prete pregava per chi lo richiedeva, ed addirittura il sito era stato realizzato in maniera volutamente approssimativa ed ingannevole, cosicché i “clienti” finissero spesso per effettuare pagamenti ripetuti per errore.

Grazie a questo stratagemma, l’astuto ideatore delle preghiere a pagamento è riuscito a racimolare 7,8 milioni di dollari da circa 125.000 persone in tutti gli Stati Uniti d’America. In totale, sono state identificate almeno 400.000 transazioni effettuate sul sito del truffatore.

Ora però i defraudati potranno compilare un apposito modulo da inviare all’ufficio del Procuratore generale di Washington entro il 12 Giugno 2016, allo scopo di chiedere un risarcimento. In tutto, sono 750.000 i dollari che Rogovy è stato condannato a sborsare per risarcire le “vittime” delle false preghiere a pagamento, riporta il quotidiano britannico The Guardian.

Praticamente, nemmeno un decimo del bottino intascato grazie a questo stratagemma.

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