Una storia incredibile arriva da un ospedale pugliese: un uomo è ricoverato da oltre otto anni.
Ma non si tratta di malasanità anzi. L’ospedale in questione è il Miulli di Acquaviva delle Fonti, presidio ospedaliero rinomato nel Sud Italia dove dal novembre 2005 si consuma la vita di due coniugi: lui malato e lei che lo accudisce 24 ore al giorno.
In una stanza di questo nosocomio un uomo, oggi sessantaseienne, viene ricoverato più di otto anni fa dopo un ictus e una successiva emorragia cerebrale. Da quel giorno quella stanza di ospedale è diventata la sua casa.
L’uomo da quel giorno ha perso la parola e il suo corpo è parzialmente paralizzato, ma riesce a comunicare con il movimento degli occhi con la moglie che non l’ha mai abbandonato.
Poichè purtroppo è necessario che resti attaccato costantemente a delle macchine che lo aiutino a vivere e abbia nelle vicinanze diversi specialisti pronti ad intervenire in caso di emergenza, il Miulli è diventata la sua casa, nell’attesa che si possa trovare una diversa soluzione che forse non si troverà mai.
Nel frattempo sua moglie ha imparato a fare l’infermiera e giorno e notte resta accanto a suo marito per lavarlo, per dargli le medicine e per sorvegliare i macchinari, pronta a chiamare gli infermieri, quelli veri, in caso di urgente necessità.
In questa storia ci sono degli aspetti positivi, come un legame tra due coniugi che dura come promesso nel giorno del matrimonio (“nella salute e nella malattia”) e un ospedale che ha praticamente adottato questo paziente e da otto anni gli sta salvando la vita.
Di contro ci sono anche aspetti negativi, come l’impotenza delle istituzioni affinchè questa persona possa trovare posto in un centro specializzato e vivere una vita con più dignità. E mentre la donna continua a sacrificarsi per l’uomo della sua vita, la beffa arriva puntuale con la sospensione da parte dell’INPS dell’assegno di invalidità oltre alla restituzione di circa seimila Euro.
Siamo certi che la donna, con il suo coraggio, lotterà affinchè le venga riconosciuto un suo diritto, ma resta l’amarezza di leggere storie come questa in un paese che pullula di falsi invalidi.