Per un genitore, la cosa più dolorosa che possa esserci è dover seppellire il proprio figlio, specialmente se la tragedia accade in circostanze violente ed in tenerà età. Sono passati ormai 5 anni da quando Mauro Rossato, ingegnere di Mestre, ha perso il suo piccolo angelo – Andrea – che, all’età di soli nove anni, perse la vita in un tragico incidente avvenuto su una pista da sci, proprio a Cortina.
Ogni anno, da allora, l’uomo si reca sul luogo dell’incidente del figlio, su quella dannata pista che – da allora – è rimasta chiusa al pubblico. Sembra però che nemmeno l’uomo potesse accedervi e, quando le autorità competenti lo hanno visto in quel luogo, gli hanno fatto una multa che, seppur dalla cifra irrisoria, è piombata come un macigno sul già provato cuore dell’uomo.
Tutto ciò non basta, però, in quanto negli scorsi giorni la società che gestisce la pista dove è morto il bambino, la Ista (che gestisce la parte bassa degli impianti della Tofana, a Cortina) è stata condannata per la vicenda della morte del piccolo. Nonostante tutto, però, l’ingegnere Rossato ha trovato il tempo e la forza per fare ricorso a quella multa giudicata da lui e dall’opinione pubblica l’ennesimo smacco a questa già drammatica vicenda.
Fatto sta che il sindaco di Cortina, Andrea Franceschi, ha respinto il ricorso che Rossato aveva presentato contro la multa di 50 euro inflittagli dalla Polizia di Stato Cortinese. E’ risultato, quindi, colpevole di aver deposto i fiori sul luogo della tragica morte del figlio proprio lì, su quella maledetta pista che è stata definita ‘azzurra’ dalle autorità ma che invece era nera (il colore del lutto) talmente innocua ed adatta a tutte le età che dal giorno dell’incidente, 5 anni fa, è stata chiusa e non è stato permesso più a nessuno di percorrerla.
Dopo questa vicenda sono in molti a pretendere che le piste da sci siano testate più e più volte, in modo che non si verifichino ulteriori incidenti gravi come quello che ha visto protagonista il povero Andrea Rossato e che gli è costato la vita.