La Corte dei Conti boccia la spending review di Matteo Renzi. Il provvedimento era stato ideato per sanare i conti dello Stato, ma la realtà dei fatti si è dimostata molto distante dalle intenzioni iniziali.
Il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri ha infatti utilizzato parole tutt’altro che lusinghiere per definire quello che doveva essere il fiore all’occhiello della politica economica del PD, affermando senza mezzi termini che la spending review voluta da Renzi sia stata un “parziale insuccesso“.
La prima cosa che viene imputata al Premier è la drastica riduzione della qualità dei servizi offerti, diretta conseguenza dei tagli selvaggi effettuati per contenere le spese. Lo stesso Squitieri ha specificato a tal proposito che dalle decurtazioni: “E’ derivato un progressivo offuscamento delle caratteristiche dei servizi“.
Ma non è tutto, poiché anche i margini di flessibilità si sarebbero praticamente esauriti, sebbene il deficit rimanga pur sempre al di sotto del 3%. I margini concessi in sede europea sono stati infatti tutti utilizzati per la manovra di finanza pubblica del 2016, ha ricordato il presidente della Corte dei Conti.
Ciononostante, l’abbassamento del debito – pur risultando rallentato – rimane al di sotto del 3%. Come fare dunque per assicurare la ripresa all’Italia? Raffaele Squintieri, al cospetto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha indicato negli interventi pubblici per le infrastrutture la chiave giusta.
La ripresa del Paese passa dal recupero di “adeguati livelli di intervento pubblico nel campo delle opere“, ha ribadito Raffaele Squintieri, sottolineando che gli investimenti in questione si rendono necessari anche per rispettare la clausola europea che lo stesso Governo Renzi aveva richiesto a gran voce.