Mutilazione genitale femminile: atroce violenza per 200milioni di donne

Duecento milioni di donne di 30 Paesi del mondo sono state sottoposte a mutilazione genitale femminile (MGF). Nonostante la metà di loro sia concentrata in Egitto, Etiopia e Indonesia, l'ablazione femminile è un problema mondiale.

Mutilazione genitale femminile: atroce violenza per 200milioni di donne

Secondo i dati forniti dall’Unicef 200 milioni di donne hanno subito mutilazione genitale femminile (MGF), una cicatrice che, nonostante sia concentrata in particolare in 29 paesi dell’Africa e del Medio Oriente, ha un impatto universale: si pratica, infatti, anche in alcuni stati dell’Asia e dell’America Latina, così come nelle popolazioni emigrate in Europa, America del Nord, Nuova Zelanza e Australia.

In alcuni paesi si stanno compiendo passi in avanti contro questa pratica che causa conseguenze molto gravi per la salute: in Gambia, per esempio, nel mese di dicembre scorso è stata approvata la prima legge contro la mutilazione genitale femminile.  In questo paese dell’Africa occidentale, dove fino a qualche anno fa addirittura era proibito sensibilizzare su questo tema, d’ora in poi sottoporre una bambina a mutilazione genitale è considerato reato punibile con multe di 50.000 dalasi, l’equivalente di poco più di 1.100 euro, e tra anni di carcere. Questa legge prevede, inoltre, il carcere permanente nei casi in cui la minore sia deceduta a seguito di ablazione.

Il presidente del Gambia, Yahya Jammeh, ha sottolineato che la mutilazione genitale femminile non è richiesta dal Corano, e pertanto, non essendo una pratica religiosa, non permetterà più che giovani donne siano costrette a subire una pratica che le traumatizza irrimediabilmente. Il lavoro svolto dall’organizzazione spagnola Wassu-UAB a partire dal 2088 ha dato la giusta spinta al processo culminato nell’approvazione della legge contro la MGF, in un paese dove la pratica, fortemente radicata, riguarda il 75% delle donne.

La direttrice dell’organizzazione, l’antropologa Adriana Kaplan, dichiara che sono stati realizzati studi clinici in loco che hanno dimostrato il danno che provoca la MGF e i risultati sono stati diffusi tra tutti gli strati sociali: i ricercatori, dati alla mano, hanno evidenziato che le donne mutilate avevano quattro volte in più la possibilità di avere problemi durante il parto e di sofferenza fetale.

Per dare visibilità a questa grave realtà e a chi lotta per eradicarla, la Ong Mundo Cooperante ha inaugurato presso il Museo del Costume (Museo del Traje) di Madrid l’esposizione “Donne che cambiano il mondo“. I 24 vestiti, disegnati da donne di cinque continenti, sono stati donati dalla World Fashion Week 2014 e sono molto di più di un accessorio; sono un modo per dare voce e una seconda opportunità a tutte le donne e bambine che hanno dovuto subire questa macabra pratica della mutilazione genitale.

L’esposizione di solidarietà durerà fino al 27 marzo per contribuire a far conoscere la situazione di tante donne che sono state vittima di questa violazione dei diritti umani e abuso irreversibile all’integrità fisica di donne e bambine. L’inaugurazione della mostra, avvenuta il 6 febbraio scorso, è coincisa con la celebrazione della Giornata Internazionale della Tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili, sancita dalle Nazioni Unite nel 2003. I vestiti sono il filo conduttore di un viaggio che risalta il ruolo delle donne nello svlluppo delle loro comunità: ogni capo è accompagnato da pannelli che spiegano la disuguaglianza di genere nel mondo e le iniziative locali a favore dell’uguaglianza promosse da donne.

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