Sono passati solo pochi giorni dall’ultimo atto di cyberbullismo che ha portato la piccola Chiara, una bambina di Pordenone, a tentare il suocidio lanciandosi dal balcone della sua abitazione e subito il mondo politico risponde duramente a quella che sembra essere una vera e propria piaga per i giovani: il bullismo.
In un’intervista rilasciata all’Adnkronos Alessandra Gatto, esperta in Diritto di Famiglia, ha dichiarato che servono leggi mirate alla prevenzione e all’educazione per il bullismo in tutte le sue forme. Una normativa che salvaguardi i minori e incentrata su un sistema che ponga al proprio centro sia le vittime, ma anche i presunti colpevoli di questi comportamenti illeciti in modo da avere davvero una svolta alla lotta di questo allarmante fenomeno.
Il cyberbullismo è l’evoluzione dei nostri giorni del bullismo. Infatti oggigiorno quasi tutti i ragazzi in età adolescenziale hanno libero accesso ai social network ed è proprio questo il teatro del cyberbullismo. Spesso il povero ragazzo preda dei cyberbulli subisce dei veri e propri attacchi mediatici, spesso ad opera di persone che nemmeno si conoscono. La peculiarità dei social network è quella di poter mettere in comunicazione persone distanti e la possibilità di avere dei falsi profili fa in modo che sia molto difficile identificare i veri colpevoli di questi attacchi.
A questo punto, l’importanza delle famiglie e delle istituzioni è importantissima: è il primo passo per una educazione incentrata sul rispetto degli altri per i ragazzi ed è un passo fondamentale per debellare il bullismo in ogni sua forma, una volta per tutte. E’ infatti compito dei genitori che, oltre a fornire ai ragazzi le basi di una corretta educazione, devono essere capaci di controllare le loro attività sul web: il dovere di vigilanza è una delle cose fondamentali per un genitore e, in seguito, della scuola.
In questo modo dovremmo essere in grado di fornire ai ragazzi un’adeguata istruzione e controllo così da prevenire atti di bullismo che sono dannosi sia per chi li riceve, ma anche per chi li compie. E’ allora compito di tutti far si che in futuro ci sia una società capace di rispettare le persone deboli al pari di quelle forti, augurandoci di non dover più assistere a scene come quella di Pordenone di pochi giorni fa.