E’ stata arrestata la responsabile della gestione della struttura di Licata, in provincia di Agrigento, mentre per tre operatori è scattato il divieto di dimora ed interdetto l’amministratore. L’opinione pubblica è stata sconvolta nelle ultime ore da quanto è emerso nella Cooperativa Sociale Onlus Suami, più simile ad un lager che ad un centro per disabili.
L’ordinanza cautelare è stata disposta dal Gip del tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica, Alessandro Macaluso; l’operazione prende il nome di “catene spezzate“, nome quanto mai adatto in quanto molto spesso le persone in cura venivano incatenate al letto.
Dalle indagini è emerso che i minori disabili, ospiti della struttura, venivano sottoposti quasi quotidianamente a privazioni, angherie e punizioni corporali, che andavano dal divieto di comunicare con i familiari al digiuno, fino ad essere rinchiusi nelle loro stanze, passando per essere incatenati al letto oppure assicurati alle sedie mediante l’uso di nastro adesivo.
Inoltre, gli ospiti erano costretti a mangiare cibo avariato e scaduto ed i carabinieri hanno appurato che la riserva acquifera utilizzata dall’interno del centro era contaminata da batteri. A far scattare l’operazione è stata la segnalazione di un’insegnante che aveva visto arrivare a scuola un’alunna, ospite della struttura, con dei lividi sospetti. I carabinieri, dopo questa segnalazione, hanno così avviato l’attività investigativa che gli ha permesso di arrestare la dirigente del centro, Caterina Federico, di 32 anni, che ora è agli arresti domiciliari.
Tra gli indagati compare anche il nome di Salvatore Lupo, presidente del consiglio comunale di Favara (AG), coinvolto nella vicenda in quanto essere Amministratore unico della cooperativa “Onlus Suami“. A sentire una delle ospiti del centro, tra loro lo stabile era stato ribattezzato “la casa degli orrori”. Finalmente è stato messo un freno a questi soprusi ed i locali sono stati posti sotto sequestro e sigillati.
Per gran sollievo degli ospiti, adesso potranno ricevere davvero le cure di cui hanno bisogno. Ogni settimana in Italia viene smascherato un posto così, una finta oasi di pace che in realtà è un campo di prigionia; se tutto ciò sta diventando possibile è grazie alle denunce, anche anonime, che arrivano ai vari distretti di polizia e alle stazioni dei carabinieri. Ricordate che è dovere di ognuno di noi fare la nostra parte e denunciare sempre casi sospetti, di qualunque genere.