Navi fantasma cariche di cadaveri al largo delle coste giapponesi

Alcune misteriose navi fantasma, senza equipaggio, e cariche di decine di cadaveri in avanzato stato di decomposizione, sono state trovate alla deriva nelle coste occidentali del Giappone

Navi fantasma cariche di cadaveri al largo delle coste giapponesi

Almeno 14 le navi di legno gravemente danneggiate, che dal mese di ottobre ad oggi, sono comparse al largo della costa occidentale del Giappone, in un’area che si estende dalla prefettura di Fukui fino all’estremo sud di Hokkaido. Al loro interno sono stati trovati più di 20 corpi in avanzato stato di decomposizione e scheletri senza testa, in una condizione tale da non consentire di stabilire la causa del decesso e l’identificazione delle persone decedute.

Sono state definite “navi fantasma” perché sono state trovate senza equipaggio e con cadaveri a bordo. L’ultimo ritrovamento risale a giovedì scorso: una nave con resti umani è comparsa davanti all’isola nipponica di Sado.

Diverse sono le ipotesi che sono state finora avanzate, ma tutte sembrano essere relazionate con la Corea del Nord. In base a quanto riportato dal quotidiano Abc, il portavoce della guardia costiera, Hiromasa Suzuki, ha dichiarato che all’interno della nave trovata giovedì davanti all’isola nipponica di Sado, è stato rinvenuto uno zaino con quella che sembrerebbe l’immagine di Kim Jong-il, il padre dell’attuale leader nord coreano Kim Jong-un.

Gli investigatori ritengono che si tratti di pescherecci della Corea del Nord usciti in mare per pescare e poi andati alla deriva. Le reti e le attrezzature per la pesca trovate in alcune barche confermerebbero questa supposizione e porterebbero a scartare l’ipotesi avanzata inizialmente che si trattasse di disertori. Una serie di indizi avevano portato a credere che si potesse trattare di navi noleggiate da dissidenti nordcoreani nel tentativo di fuggire dalla dittatura di Kim Jong-un, ipotesi successivamente scartata anche perché i disertori fuggirebbero attraverso la Cina o addentrandosi nelle acque della Corea del Sud, ma certamente non navigherebbero fino al Giappone.

Molto più accreditata, invece, la teoria secondo la quale pescatori inviati dal governo di Pyongyang per pescare in acque remote e procurare maggiori quantità di pesce siano stati travolti dalle correnti marine, a causa della precarietà delle imbarcazioni con motori di scarsa potenza e senza sistemi di navigazione Gps per orientarsi. Un’esigenza provocata dalla necessità di alimentare la popolazione e di esportare, dato che il pesce è uno dei principali prodotti che la Corea del Nord vende alla Cina e di conseguenza fonte di importanti guadagni.

Continua a leggere su Fidelity News