Si sa che l’autunno è la stagione dei funghi ma attenzione a quelli che potrebbero mettere in serio pericolo la nostra vita. Infatti ancora oggi, nonostante i mille avvertimenti, si raccolgono e si consumano funghi che non si conoscono e dunque si verificano spesso episodi di avvelenamento da funghi.
Un muratore di origine romena di 54 anni residente nel torinese, è stato colpito, dopo aver mangiato mercoledì sera a cena un risotto preparato con funghi velenosi, da un’epatite fulminante. Nell’immediato l’uomo non ha manifestato alcun sintomo ma il mattino seguente ha iniziato ad avvertire i primi dolori per i quali è stato dunque ricoverato prima all’ospedale di Cuorgnè, poi a quello di Ivrea.
Sabato l’uomo è stato poi trasferito all’ospedale Molinette di Torino, dove il dottor Mauro Salizzoni, direttore del Centro trapianti di fegato delle Molinette, ha eseguito un intervento di trapianto di fegato, l’unico che avrebbe potuto salvare la vita del paziente.
L’equipe medica che ha svolto l’intervento ha commentato: “E’ quasi certo che abbia ingerito delle porzioni di amanita falloide, fungo di elevatissima tossicità, il cui avvelenamento ha quasi sempre esiti mortali”.
Infatti la probabilità di morire in seguito all’ingerimento di questa tipologia di fungo oscillano tra il 50 e il 90%. Fortunatamente, vista l’urgenza, l’organo è arrivato molto rapidamente (dall’ospedale Cardarelli di Napoli) e quindi l’intervento stesso, cominciato alle 6 di mattina e terminato alle 13, si è svolto abbastanza tempestivamente.
Mauro Salizzoni ha spiegato: “Entro questa sera sarebbe morto. Bastano 20 grammi di quel fungo (un quarto di cappello), una varietà dell’Amanita Phalloides, per stroncare un adulto di 80 chili”.
Anche gli altri sette componenti della famiglia, fra cui una bimba di sette anni, sono stati ricoverati per intossicazione da funghi e tenuti sotto controllo per qualche giorno dai medici, nonostante nessuno di loro fosse in condizioni gravi. I medici raccomandano: “Questa è la stagione buona per la raccolta, ma bisogna sapere cosa si può raccogliere, e mangiare, e cosa no”.