Un progetto avanzato nei giorni scorsi da Don Gianni Antoniazzi ha scatenato il putiferio facendolo diventare in breve quasi un caso nazionale: il “ristorante per italiani in difficoltà”. L’intenzione di don Gianni Antoniazzi era quella di preparare dei pasti per le persone in difficoltà, ma aveva detto caldamente di non chiamarla “mensa” in quanto sarebbe stato un vero e proprio ristorante.
Il pasto avrebbe infatti incluso una cena con primo, secondo con contorno, dessert e dolci, tutto ad un euro per quelle famiglie o persone in difficoltà economica che però soffrono questa condizione in solitudine ma non confessano di vivere questo disagio. E così la parrocchia di Carpenedo e la Fondazione Carpinetum dei Centri Don Vecchi ha deciso di aiutarli con un sostegno concreto offrendo ben 110 posti che saranno disponibili ogni sera a partire dalla metà di ottobre. Il luogo dove avverranno le cene è stato chiamato “Ristorante Solidale-Serenissima”, per sottolineare proprio che si tratta di un ristorante a tutti gli effetti.
A chiarire le parole di don Gianni Antoniazzi è intervenuto il suo predecessore che era nella parrocchia di Carpenedo, don Armando Trevisiol, che ha dichiarato queste parole nel tentativo di calmare le polemiche: “Si guarderà solo alla situazione di bisogno. Noi ci rivolgeremo esclusivamente a famiglie ed anziani che si trovano in grave disagio economico per monoreddito, o perché il capo famiglia è disoccupato, in mobilità o perché il reddito non permette loro una vita dignitosa. Cittadini che soffrono il loro disagio in silenzio e con dignità, ma senza riserve per nazionalità o religione”.
La motivazione sul perché dalla mensa sono esclusi i senzatetto, i barboni e i mendicanti è data dal fatto che, per queste categorie, ci sono già ben quattro mense che provvedono: Ca’ Letizia, Cappuccini, Padri di Altobello e la “Papa Francesco”.