Arrivano ottime notizie per l’ambiente giornalistico: l’Aula della Camera ha approvato il primo articolo della riforma della diffamazione, che prendeva in esame (tra le altre cose) proprio le pene da applicare nei casi di diffamazione a mezzo stampa. Con 207 voti a favore, 62 contrari e 5 astenuti, la Camera ha ufficialmente deciso che non potrà più essere comminato il carcere ai giornalisti che verranno ritenuti colpevoli di diffamazione nello svolgimento delle proprie mansioni lavorative.
Le pene in questione per questo genere di infrazione, dal momento dell’approvazione in poi, potranno dunque essere unicamente pecuniarie. Si tratta di un enorme passo avanti verso la libertà di stampa, visto l’incredibile dedalo di sotterfugi, cavilli ed interpretazioni al quale si presta il reato stesso di diffamazione, la cui definizione risulta essere spessevolte troppo aleatoria e semplice da manipolare.
In seguito all’approvazione del primo articolo, è stato subitaneamente approvato anche il secondo del testo interessato. Il comitato dei nove risulta essere ancora riunito allo scopo di dipanare la matassa dell’articolo 3, che invece-al contrario dei due precedenti-sta risultando essere sin troppo indigesto per essere approvato dalla maggioranza.
Sarà infine esentato dal voto l’articolo 4: quest’ultimo non è infatti stato modificato durante l’esame al Senato, pertanto non sarà resa necessaria una votazione che risulterebbe, in questo caso, quantomeno pleonastica. Approvato anche l’emendamento della Commissione Giustizia che garantirà l’impunibilità a qualsiasi giornalista il quale, dopo aver domandato di poter ottenere la rettifica di un proprio scritto, vedrà la propria richiesta negata.
L’emendamento non andrà a toccare unicamente coloro che risultano essere iscritti all’albo tra i giornalisti o i giornalisti pubblicisti, ma chiunque scriva per una testata sarà considerato creditore privilegiato nei confronti dell’editore per le somme pagate a titolo di risarcimento danni alla persona diffamata.