Alla fine, si è arrivati al patteggiamento per la suora imputata di aver prodotto genziana illegale nel convento di San Gregorio, una frazione de L’Aquila: 2mila euro di multa per i 111 litri di liquore fatto in casa. La bevanda era stata prima sequestrata e poi distrutta, a seguito di un blitz dei Nas; un’operazione, questa, che aveva indignato il popolo del web, che voleva salvare le bottiglie di questo pregiatissimo liquore a colpi di hashtag: #savethegenziana è stato uno dei più gettonati sui social.
Oggi, si arriva ad una conclusione della vicenda. Pena sospesa per la suora, e una sanzione pecuniaria a carico delle consorelle. Il motivo? Secondo le leggi italiane e comunitarie, è illegale la produzione di liquori senza etichetta, in quanto non tracciabili, rendendo così impossibile scoprirne l’origine e gli ingredienti. Le quattro suore zelatrici del Sacro Cuore hanno provato a difendersi affermando che il liquore era per uso personale, ma il giudice non ha voluto sentire ragioni.
L’avvocato delle suore, Alessandra Ferrante, afferma: “Siamo stati costretti a patteggiare per non esporre al pubblico ludibrio le suore, che svolgono una funzione sociale importantissima con l’assistenza ai disabili e agli ultimi, perché su questa vicenda ci potevamo essere fraintendimenti. Noi pensiamo di aver ragione, non si può parlare di cattiva conservazione degli alimenti e non c’era vendita dei prodotti dell’orto né della genziana, che si consumava in famiglia”.
Oltre alla genziana, nel convento sono stati sequestrati e distrutti anche 48 litri di limoncello, 8 litri di liquore al limone-arancio, 6 litri di liquore al caffè, 30 chili di ortaggi e 3 chili di miele. A niente sono serviti gli appelli della rete, la legge in merito è chiara: quando c’è da applicare leggi inutili, i tutori della legge si dimostrano sempre integerrimi!