Sono 195 i sì, 3 gli astenuti e 21 i no al Senato, che approva così il disegno di legge che modifica l’articolo 278 del codice penale, quello riguardante cioè il vilipendio al Presidente della Repubblica. Prima di diventare legge, ora il disegno passerà dalla Camera. La nuova legge prevede che il Presidente possa essere sì criticato – e comunque se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato -, ma non si rischiano più fino a 5 anni di carcere, ma solo 2 (con condizionale), mentre per tutti gli altri casi che esulano da quello appena specificato c’è una sanzione pecuniaria che va dai 5.000 ai 20.000 euro.
La modifica dell’articolo 278, di fatto, tramuta la pena detentiva in pena pecuniaria, e il testo uscito da Palazzo Madama è stato approvato senza alcuna modifica. Nonostante non ci siano state mozioni, e il testo sia uscito senza alcun intoppo né modifica dal Senato, non tutti i partiti sono stati d’accordo con l’approvazione della nuova legge. In particolare, la battaglia dei contrari alla legge è stata sostenuta dalla Lega Nord e da Sel, per voce di Erika Stefani (Lega) e Peppe De Cristofaro (Sel), che sottolineano come “la modifica di una norma del codice penale risalente all’epoca fascista rappresenti un compromesso al ribasso, mantenendo un reato di opinione che appare incompatibile con la tutela costituzionale della libera manifestazione del pensiero e del diritto alla critica politica“.
Hanno espresso le loro riserve anche Lucio Barani (Gal), Lello Ciampolillo (Movimento 5 Stelle) e Maurizio Gasparri (Forza Italia) i quali, pur votando favorevolmente al Senato per questo disegno di legge, hanno affermato che avrebbero comunque preferito l’abrogazione del reato di vilipendio. Hanno votato a favore, tra gli altri, anche Carlo Giovanardi (Nuovo Centrodestra) e Giuseppe Lumia (Partito Democratico), che hanno annunciato il loro voto favorevole e hanno sostenuto il disegno di legge.