Sta oramai diventando una triste prassi, quella di dover annotare ogni singolo cittadino afroamericano che finisce per soccombere ai metodi “spartani” della polizia statunitense. Stavolta a morire dopo un intervento delle forze dell’ordine americane è stato Richard Gregory Davis, 50 anni e padre di sei figli. Ma questa vittima ha una peculiarità particolare, che gli altri afroamericani morti nel corso dei disordini precedenti non avevano: si trattava infatti di un ex marine degli Stati Uniti. A questo punto però, sorge un dubbio: per quale ragione un poliziotto avrebbe dovuto ammazzare un eroe di guerra?
E’ presto spiegato: Richard Gregory Davis, il giorno della sua morte, non sembrava affatto essere lucido. E’ stato infatti reso noto che l’uomo aveva già urtato una macchina con il proprio furgone quand’era partita la segnalazione alla polizia, e non pago dello schianto, aveva poi condotto il proprio automezzo a sbattere contro una chiesa nei paraggi. A quel punto, con il furgone oramai ridotto ad un rottame, era fuggito a piedi.
Poco più tardi però, il ripensamento: tornato all’interno dell’abitacolo, l’ex marine aveva ripreso il controllo del mezzo per schiantarsi un’ennesima volta, in quel caso contro un cartello della segnaletica stradale, rifiutando poi ogni invito da parte degli agenti di polizia ad uscire dal veicolo. Dopo un lungo ed acceso dibattito, l’ex marine aveva accettato di scendere dal furgone.
Ma a quel punto, come riportato da Michael Ciminelli, capo della polizia di Rochester, Richard “E’ uscito dal veicolo con fare aggressivo e si è lanciato contro gli agenti, che hanno quindi deciso di usare il taser per fermarlo”. Le scosse elettriche gli saranno fatali: Davis verrà trasportato d’urgenza presso l’ospedale più vicino, dove verrà dichiarato morto. A breve è prevista un’autopsia sul suo cadavere.
L’uomo pesava quasi un quintale e mezzo ed era affetto da problemi respiratori, stando alla testimonianza offerta dal fratello Michael. Questa volta tuttavia, la responsabilità degli agenti di polizia-se la ricostruzione si confermerà corretta-sembra essere minima. Lo stesso Ciminelli ha infatti dichiarato: “Un poliziotto ha deciso di usare l’opzione meno letale per bloccare il sospettato”, rappresentata per l’appunto dal taser, il cui utilizzo non conduce solitamente ad esiti nefasti.