I seggi presso la scuola primaria Bartolomeo Giuliari del quartiere Borgo Roma avevano chiuso da poco, quando si è sentito un forte rumore provenire dal giardino dell’istituto, che è risuonato per le aule e i corridoi della scuola. Un suono fracassante, inconfondibile per chi lo ha sentito almeno una volta nella vita: è lo sparo di una pistola.
Riverso a terra, in una pozza di sangue, vi è un assistente capo in servizio alla Polfer. La situazione appare immediatamente chiara, lampante: l’uomo si è sparato, con la sua stessa pistola. Il poliziotto, di 44 anni, ha tentato il suicidio, e lo ha fatto davanti agli occhi di una donna. Siamo a Verona, attorno alle 23, proprio quando i votanti dell’ultima ora avevano espresso il loro voto per le elezioni. Il 31 maggio, però, per l’uomo e per la donna che ha assistito alla scena, saranno ricordati per ben altri motivi, ben più tragici e difficili da dimenticare.
Dopo lo sparo, sul posto sono immediatamente intervenuti i sanitari di Verona Emergenza, che hanno intubato l’aspirante suicida, prima di trasferirlo all’ospedale di Borgo Trento. Le sue condizioni, purtroppo, sono disperate: il poliziotto si è infatti sparato alla testa, ed è vivo per miracolo, non si sa nemmeno per quanto.
Sul posto è accorso anche il questore Danilo Gagliardi, il capo di gabinetto della Prefettura Alessandro Tortorella e il comandante dei vigili Luigi Altamura. A rilasciare dichiarazioni ufficiali è proprio il questore di Verona, che afferma: “Il cuore batte ancora ma credo che i danni provocati dalla pallottola siano molto seri, anche se non ho ancora parlato con i medici. Credo che alla base del gesto ci siano problematiche di natura familiare e sentimentale. Oltre, al momento, non siamo in grado di dire”.