L’eterno dibattito sulla legalizzazione della marijuana potrebbe arrivare in Parlamento entro l’estate. Su iniziativa di 108 onorevoli, infatti, sta per essere presentata la prima bozza di disegno di legge che depenalizza i reati connessi. Sono pochi i dati relativi agli effetti che potrebbero derivare da una regolamentazione della cannabis, ma i parlamentari assicurano che con questo metodo – opposto alla strategia repressiva che fin’ora non ha portato risultati sulla diminuzione del consumo – si darebbero “Più soldi allo Stato, meno alle mafie”.
Nel nostro Paese, la quantità di droghe leggere (in particolare di cannabis) consumata ogni anno è di oltre tre milioni di chili. Dal traffico di queste grandi quantità di droga deriva un’altrettanto grande quantità di denaro, destinato a rimanere nell’ambito del “nero” finché ad occuparsene saranno le mafie. Se ad incaricarsi della vendita e della distribuzione, con modalità analoghe a quelle utilizzate per il tabacco, fosse lo Stato, però, quei soldi andrebbero a riempire le tasche dello Stato stesso, impoverendo di conseguenza tutte le organizzazioni criminali che da sempre traggono grande profitto da questi traffici.
Allo stesso tempo legalizzare significherebbe, per lo Stato, anche risparmiare grazie alla riduzione delle risorse destinate alle azioni repressive operate da forze dell’ordine e magistratura, con la conseguente possibilità di investire quelle stesse risorse per risolvere altri reati. È questo, a grandi linee, il ragionamento fatto dagli oltre cento deputati, provenienti dagli schieramenti politici più disparati ma uniti nell’obiettivo di discutere in Aula un testo sull’argomento entro l’estate.
Se l’Italia decidesse per la legalizzazione i risultati potrebbero essere sorprendenti. I parlamentari assicurano che i flussi di denaro si sposterebbero direttamente dalle casse delle mafie a quelle dello Stato e, se fosse veramente così, il nostro Paese potrebbe trovare la soluzione a due gravi problemi che lo affliggono giocandosi un’unica carta.