È di 4 morti e 6 feriti il primo bilancio dell’attentato condotto con un’autobomba ad ovest della città di Misurata, in Libia. Stando a quanto riferito da un membro del consiglio comunale cittadino, questa mattina un uomo alla guida di un’automobile si è fatto saltare in aria alla porta El Dafineya, che è stata completamente distrutta. Sempre questa mattina, l’Isis ha rivendicato l’attentato pubblicando un messaggio tramite Twitter. Nel messaggio, lo Stato islamico ha indicato anche il nome dell’uomo che si sarebbe fatto esplodere con la sua auta: Abou Wahib el Tunissi.
Quello di questa mattina è solo l’ultimo degli attentati perpetrati dall’Isis, attualmente impegnato nella penetrazione sul territorio libico, diviso tra due governi sempre più deboli. Ancora una volta, quindi, l’avanzata dell’ondata nera miete vittime tra i civili impotenti e indifesi, seminando morte e terrore. L’esecutivo di Tobruk ha chiesto a “comunità internazionale, Lega Araba e Consiglio di Sicurezza dell’Onu” di intervenire e decidere “passi concreti urgenti per sostenere la Libia nella guerra contro il terrorismo“. Il Parlamento “condanna quello che fanno queste milizie armate, che sono illegittime e costituiscono un pericolo per la comunità internazionale, che deve intervenire per aiutare a sostenere l’esercito nella guerra contro questi terroristi”. Nel comunicato si chiede ancora una volta di “revocare l’embargo sulle armi dell’esercito libico che combatte il terrorismo da un anno”, richiesta già presentata a fine febbraio, scontrandosi con i timori del Consiglio di sicurezza che le armi finiscano in mani sbagliate.
Lo Stato islamico, dopo l’occupazione di Sirte avvenuta a febbraio e il controllo ottenuto sull’aeroporto della stessa città giovedì scorso, punta ora alla provincia di Jaffra, zona particolarmente strategica dal punto di vista militare in quanto vicina al giacimento petrolifero di al-Mabruk. Gli jihadisti sarebbero quindi diretti verso il centro della Libia con l’obiettivo di occupare Jaffra e tagliare così i rifornimenti ai miliziani della coalizione di Alba Libica presenti a Sebha, nel sud del Paese, che resterebbero in questo modo isolati da Tripoli.