Le gare di bevute sono un evento particolarmente frequente nei pub, dove sovente ci si può imbattere in bevitori più o meno avvezzi all’alcol, intenti a sfidarsi in improvvisate competizioni all’ultimo bicchiere. Ma in Francia, uno di questi momenti di puro eccesso è andato oltre, rasentando la follia. La vicenda è andata in scena in un bar di Clermont-Ferrand, dove Renaud Prudhomme, 56 anni, intendeva conquistarsi il titolo di “re del bicchierino”.
Prudhomme era un bevitore abituale, uno di quelli per i quali farsi una bottiglia di vino equivale pressappoco a sciacquarsi la bocca. Ed il barista di casa aveva esposto in bella vista il record di cicchetti consumati in una sera al Le Starter, all’interno di una bacheca che il recordman poteva indicare per vantarsi delle proprie prestazioni. Una tentazione troppo forte per non raccogliere la sfida.
Così, nel corso di quella che doveva essere una normale serata passata davanti al bancone, Renaud Prudhomme ha tragicamente deciso di andare oltre: il 56enne ha infatti annunciato che avrebbe stabilito il nuovo record del bar.
Così, dopo essersi caricato a dovere, ha chiesto a Gilles Crepin, professione barman, di iniziare a versare. E così è stato. Uno, due, dieci, trenta shots: Renaud sembrava inarrestabile. Forte del supporto della figlia e di alcuni amici presenti all’evento, ha continuato ad ingurgitare alcol come se non ci fosse un domani. Locuzione che, per lo sfortunato francese, il suo organismo ha finito col prendere alla lettera.
Perché dopo aver bevuto 56 shots di superalcolici (curiosamente, uno per anno d’età), l’uomo non ha retto: si è sentito male, ed ha chiesto di essere riaccompagnato a casa. Ma una volta lì le cose non sono migliorate, tant’è che è stato allertato il servizio di emergenza, e Renaud è stato ricoverato d’urgenza. Purtroppo per lui però, era troppo tardi: non c’è stato nulla da fare. L’aspirante al titolo di “bevitore di punta” del Le Starter è morto il giorno seguente per arresto cardiaco, in ospedale.
Tasso alcolemico nel sangue: 3,7. Il barista è stato giudicato colpevole di omicidio colposo per non aver fermato Renaud, avendolo anzi incoraggiato ad infrangere il record. Per questo sconterà una pena di 4 mesi di carcere, e non potrà più lavorare in un bar per un anno. L’avvocato dell’uomo ha però annunciato che farà ricorso, indicando la figlia come la colpevole dell’accaduto.
Renaud aveva infatti problemi pregressi di alcolismo, ed il suo stesso cuore era in pessime condizioni. Situazione che il barista non poteva conoscere, e che parimenti la figlia non poteva non sapere: “Non si può chiedere a ogni cliente che acquista alcol di presentare il certificato medico”.