Molti insegnanti, come segno di protesta per la Riforma della scuola voluta dal governo Renzi (passata alla Camera ma non ancora al Senato), hanno deciso di non adottare libri di testo, scatenando lo scontro con l’Associazione italiana editori gruppo educativo. La Riforma, osteggiata da diversi insegnanti, ha portato alla drastica decisione da parte di alcuni collegi docenti, preoccupando il presidente dell’associazione Giorgio Palumbo, che chiede direttamente al ministro della Pubblica Istruzione di intervenire sulla questione, prima che questa protesta diventi contagiosa, danneggiando (e non poco) la categoria.
La legge in merito prevede che siano i docenti a scegliere i libri di testo, con l’organo collegiale che ne approva l’effettiva adozione. Di solito, questo processo avviene entro la fine di maggio, ma il disegno di legge ha rallentato le operazioni. Ma, come detto, ci sono alcune scuole che hanno deciso di non adottare alcun libro di testo, come l’‘Arturo Bianchini‘ di Terracina, il cui collegio ha preso tale decisione, motivandola col fatto che “solo se vengono insidiati gli interessi economici degli operatori che ruotano attorno alla scuola è possibile indurre ad una più seria riflessione sulla materia gli organismi politici competenti”.
L’idea, ovviamente, non è piaciuta per niente all’Aie, che tramite il suo presidente lo ha fatto sapere pubblicamente: “E’ davvero singolare che il costo di una protesta, legittima nei termini di una corretta espressione di dissenso nei confronti di un provvedimento legislativo contestato, finisca per scaricarsi interamente sulle spalle di aziende e operatori del settore che altra colpa non hanno se non quella di prestare un servizio di informazione e aggiornamento alle scuole e alla classe docente. E’ ulteriormente singolare, inoltre, che il costo di questa manifestazione finisca per ricadere su soggetti strumentalmente trasformati in impropria controparte, ma che rispetto alle richieste di modifica o di ritiro del disegno di Legge non hanno alcun potere d’intervento“. E’ per questo, in sostanza, che l’Aie chiede l’intervento del Miur.