L’operazione si chiamerà Eunavfor Med, e avrà come scopo quello di fermare i barconi provenienti dalla Libia, che si dirigono verso Malta e Italia. Solo in seguito, comincerà una missione militare che potrebbe anche prevedere un intervento in Libia. Il 25 maggio, infatti, Wikileaks ha pubblicato un documento riservato, dal titolo “Piano approvato dai capi della difesa europea per l’intervento militare contro ‘le navi dei rifugiati’ in Libia e nel Mediterraneo”, ovvero un documento col quale l’Eumc (European Union Military Committee), che riunisce i Capi di Stato Maggiore di tutta Europa, di fatto si prepara alla guerra.
Come detto, quindi, vi sarà una prima fase di intelligence, in cui i droni monitoreranno gli sbarchi dai porti libici. Al momento, infatti, si parla senza conoscere un’effettiva stima dei migranti pronti a partire dalla Libia: i servizi segreti italiani dicono 200mila, ma la ong Mercy Wings dice che è impossibile, in realtà, dare una stima anche solo approssimativa: “Il quadro cambia ogni giorno. Non abbiamo dati a disposizione, è troppo difficile ottenerli. Non si tratta più solo di richiedenti asilo, ma di ‘migranti misti’, che scappano da guerra, povertà o cambiamenti climatici”.
L’intervento militare avverrà successivamente, ed avrà come scopo la distruzione o il sequestro delle navi dei trafficanti. Secondo Martin Vane, referente del Drc (Danish refugee council, una delle maggiori ong europee), “la popolazione libica è contraria all’intervento; Mi chiedo se vogliamo fermare l’immigrazione o vogliamo gestirla. Fermarla è impossibile“. La paura dei vertici militari, in effetti, è quella che i migranti scambino questa come una missione di salvataggio, mentre lo scopo è quello di fermare il traffico dei migranti.
I rischi? “L’impatto negativo della perdita di vite attribuita, giustamente o ingiustamente, per l’intervento o il non intervento della forza militare europea”, oltre alla possibile presenza di miliziani dell’Isis a contrastare l’azione europea. Inoltre, c’è il problema di trovare dei partner che avallino la missione; anche la stessa Libia, quando tornerà ad avere un governo. Peraltro, senza autorizzazione della comunità internazionale non si possono nemmeno sequestrare i mezzi. Insomma, le insidie non sarebbero poche.