Si è scatenata una vera e propria bufera negli Stati Uniti: nell’occhio del ciclone, le mail di Hillary Clinton riguardanti l’attacco terroristico di Bengasi, avvenuto nel 2012, che dimostrò all’epoca le evidenti falle del sistema di intelligence statunitense nella prevenzione del rischio di attentati. Specialmente in suolo straniero. Il dipartimento di Stato americano ha infatti preso la decisione di rendere pubblica la corrispondenza privata della Clinton inerente all’attentato terroristico: la candidata alle presidenziali per i Democratici era infatti a capo della diplomazia USA ai tempi.
La documentazione resa pubblica include 296 e-mail private di Hillary Clinton, contenute all’interno di un maxi-dossier di 896 pagine; il tutto farebbe parte di un’inchiesta volta a far luce sui fatti dell’11 Settembre 2012, quando i terroristi attaccarono il consolato di Bengasi, uccidendo fra gli altri anche 4 cittadini americani.
La Clinton avrebbe infatti sottovalutato i rischi relativi alla possibilità di attentati da parte dei fondamentalisti islamici, ignorando le preoccupazioni espresse dall’ambasciatore Christopher Stevens, che già un anno e mezzo prima della tragedia manifestò b riguardo al peggioramento delle misure di sicurezza adottate in Libia. Stevens rimase poi ucciso nel corso dell’attentato.
Tuttavia è stato parallelamente reso noto che le mail pubblicate non contengono informazioni che potrebbero cambiare i fatti o la comprensione degli eventi prima, durante e dopo l’attacco. Insomma, la Clinton non avrebbe affermato nulla di particolarmente scandaloso, e la massima accusa che le si può muovere è quella di aver sottostimato il rischio di attentati terroristici, e di aver utilizzato un account privati per la corrispondenza ufficiale, contravvenendo così ai regolamenti interni.
Inoltre le mail in questione non erano coperte da segreto, pertanto è da escludersi anche qualsivoglia ripercussione legale nei confronti della candidata democratica, che si è invece detta felice che la documentazione sia stata resa pubblica: le mail erano infatti dirette ad indirizzi governativi, il che implicherebbe necessariamente il fatto che tutti fossero al corrente della situazione ed avessero a loro volta sottovalutato l’eventualità di attacchi, non solo la Clinton. Tanto rumore per nulla (o quasi), insomma: il massimo che i Repubblicani potranno ottenere da questa storia, sarà forse una blanda azione di disturbo.