Belluno, giornata come tante. Poi due boati, subito poco dopo un’altro. Non parliamo di poche persone, ma di migliaia nella Valbelluna, ad averlo sentito. Da Sedico al Feltrino, di cui uno di questi boati talmente forte da far tremare vetri di porte e finestre e da far scattare le procedure di evacuazione nelle scuole, temendo che fosse un’altra scossa di terremoto.
Il panico si riversa nei centralini dei vigili del fuoco che vengono tempestati da telefonate, di residenti spaventati da quei botti che non avevano un senso. Timore di un evento naturale o di un attacco di qualche matrice terroristica? Nessuno dei due. Erano “solo” i bang supersonici provocati dai jet dell’aeronautica americana in esercitazione sui cieli sopra Belluno e Treviso. La conferma arriva dalle alte sfere della base di Aviano qualche ora dopo.
L’allarme è scattato pochi minuti prima delle 10 e la cosa non ha divertito nessuno ne durante ne dopo la conferma della natura di tali rumori. Sono anni che queste cose accadono negli orati più assurdi. La cosa è sicuramente necessaria per preservare la mente concentrata dell’esercito americano che opera nel nostro territorio, ma gli abitanti lo trovano poco simpatico. Non è la prima volta che accade poi che in preda alla paura venga pure evacuata una o più scuole. L’inquinamento acustico provocato dai jet dell’aviazione degli Stati Uniti d’America è stato criticato più e più volte, dove si chiedeva di interrompere queste esercitazioni per il quiete della popolazione. Purtroppo la risposta secca è stata quella che il cielo in zona è più limpido, la luce è migliore ed è ideale per le esercitazione in volo.
Certamente una spiegazione quasi da lasciare senza parole, ma onesta. La popolazione si trova quindi quasi costretta a subire queste paure continue, dettate da un patto siglato anni e anni fa.