Continua, serrata, la lotta tra i renziani e i sindacati, che dal Jobs Act in poi ha portato ad una serie di tensioni, culminate ora con la riforma della scuola e con lo sciopero generale di martedì 5 maggio. La timida reazione di Renzi, è stata quella di proporre qualche modifica al ddl, ma ora il ministro Maria Elena Boschi è subito passata all’attacco: “La scuola solo in mano ai sindacati non credo funzioni“, dice dal palco di Pesaro durante un’iniziativa elettorale per il candidato marchigiano alle regionali, Luca Ceriscioli.
Risposta piccata dalla FLC Cgil, il sindacato della scuola del Cgil, col segretario generale Domenico Pantaleo che afferma: “La sua dichiarazione conferma l’arroganza e il disprezzo della democrazia. La scuola non è dei sindacati ma nemmeno proprietà privata del governo. È del Paese e di chi quotidianamente garantisce alle nuove generazioni di avere una istruzione all’altezza dei tempi. Gli emendamenti approvati non cambiano l’impianto autoritario e incostituzionale del disegno di legge. Nelle prossime ore la mobilitazione continuerà e si allargherà”.
Sul palco di Pesaro, la Boschi ha ribadito – come già fatto da Renzi – l’apertura alle modifiche al ddl, sottolineando come “già nel lavoro fatto in Commissione molti aspetti della riforma sono stati modificati. Il ruolo del dirigente è stato attenuato, e nel Piano dell’offerta formativa sono coinvolti anche i docenti, le famiglie e i ragazzi più grandi. Al Senato ora c’è un passaggio fondamentale, una sfida da cogliere insieme. Rinviamo tutto? No, non ci sto”.
La Boschi risponde anche alle dichiarazioni dell’ex Cavaliere, Silvio Berlusconi, che aveva affermato che con l’Italicum vi sarà una deriva autoritaria: “Lui ha esperienza”, risponde il ministro, che cita ad esempio il caso britannico per difendere la propria legge elettorale: “Cameron in Gran Bretagna ha vinto e ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi col 36 per cento dei voti, non con il 51 per cento. Se il Pd avesse preso la maggioranza con il 36% sarebbe –stato costretto a sottoporsi al giudizio dei cittadini nel turno di ballottaggio. Ma non ho sentito nessuno dire che in Gran Bretagna c’è una dittatura. Mentre si sprecano i commenti sull’Italicum”.