La riforma sulla legge elettorale, approvata lo scorso 4 maggio con le opposizioni uscite dalla Camera in segno di protesta, è diventata legge, dopo la firma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Secondo alcune fonti del Quirinale, Mattarella avrebbe firmato senza porre note o osservazioni, senza quindi rilevare alcun difetto sotto il profilo costituzionale al testo uscito dal Parlamento.
“Una firma importante. Dedicata a tutti quelli che ci hanno creduto, quando eravamo in pochi a farlo”, ha twittato Renzi. La prima reazione in ordine di tempo è quella di Pippo Civati, che ha lasciato sia il gruppo parlamentare che il Partito Democratico: “la firma del presidente della Repubblica la davo per scontata, anche se secondo me la Consulta qualcosa da dire ce l’ha”.
Promette battaglia il Movimento 5 stelle: “Come previsto Mattarella ha firmato l’Italicum, proprio come Ciampi firmò il Porcellum. Non ci stracciamo di certo le vesti. Le strade per affossarlo sono più d’una. Prima fra tutte, bocciare al Senato la schiforma del Senato a cui l’Italicum è vincolato da un legame di sangue. Subito dopo quella della campagna a favore del no al referendum confermativo in caso di approvazione della schiforma. Per finire con la strada dei ricorsi alla Corte Costituzionale”, firmato Danilo Toninelli.
Ancora più duro il pentastellato Mario Michele Giarrusso: “Si avvia una presidenza oscura, non di garanzia per il Paese. Mattarella non ha spina dorsale, ha rinnegato le stesse cose che aveva deciso come giudice della Corte Costituzionale. E’ supino a Renzi, non ha difeso la Carta come era suo dovere. L’Italicum è una legge infame. Mattarella si è reso complice della violenza contro la Costituzione, la firma non era un atto dovuto”.
Soddisfatto, invece, il presidente emerito Giorgio Napolitano: “E’ un raggiungimento importante. Quando fui rieletto avevo detto che consideravo imperdonabile non aver fatto una nuova legge elettorale“.