Australia: terra di fantastiche meraviglie naturali, dell’Uluru, uno dei più spettacolari massicci del pianeta, di una straordinaria barriera corallina, di suggestivi isolotti incontaminati, di natura selvaggia, legalità e regole rispettate a menadito. Australia, terra di alcuni degli animali più velenosi del mondo: solo laggiù potrete trovare zecche velenose, capaci di uccidere una persona per arresto cardiocircolatorio, e fare la conoscenza di Atrax Robustus, l’unico ragno che vi caricherà a testa bassa per mordervi anche se non provocato. Per qualche strano scherzo dell’evoluzione, la sua robustotossina massimizza l’efficacia del suo veleno letale proprio nei confronti dei primati; un vero cacciatore di uomini ad otto zampe.
L’Australia è un Paese strano ed affascinante, troppo piccolo per essere considerato un vero e proprio continente, troppo grande per poter parlare semplicemente di una nazione. L’Australia è una realtà, semplicemente; un contesto dalle due facce antitetiche e ben marcate, uno spettacolo senza eguali, ma che nasconde terribili insidie tra le sue bellezze abbaglianti. E’ quanto hanno scoperto loro malgrado molti dei ragazzi italiani emigrati laggiù, alla ricerca di maggior fortuna, in fuga da un’Italia allo sbando sotto tutti i punti di vista.
Partiti con la speranza di costruirsi un futuro in un contesto in cui la ricerca ed il lavoro possano venire premiati, e finiti a lavorare in stato di schiavitù nelle famigerate “farm”, non di rado vittime di violenze ed abusi fisici e psicologici di ogni genere. La denuncia è arrivata dal programma televisivo locale Four Corners, che ha raccolto le testimonianze di numerosi immigrati italiani costretti a lavorare fino ad 11 ore al giorno, con un salario minimo, bersaglio di molestie, violenze a sfondo razzista e persino abusi sessuali.
“In un solo anno ho raccolto 250 segnalazioni sulle condizioni che si trovano ad affrontare: alcune erano terribili”. Parole di Mariangela Stagnitti, Presidente del Comitato Italiani all’Esterno di Brisbane, che ha parlato delle terribili condizioni umane e lavorative in cui si trovano molti stranieri, sbarcati in Australia alla ricerca di una vita migliore. Secondo le leggi locali infatti, per ottenere il permesso necessario a rimanere è d’obbligo lavorare per almeno 3 mesi nelle fattorie stanziate nelle zone rurali del Paese, dove lo sfruttamento è spesso all’ordine del giorno.
“Tanti mi dicono che si sono abituati. Anche in Italia, quando riuscivano a lavorare, lo facevano spesso in nero e sottopagati”. Una realtà cruda, che rischia di spezzare quell’alone di magia che ha sempre attorniato quella lontana e spettacolare realtà oceanica. I giovani italiani arrivano, e talvolta vengono ridotti in schiavitù, costretti a svolgere quelle mansioni che i cittadini australiani-evidentemente “too choosy”-non vogliono più fare. Una situazione già vista da qualche parte?