I genitori degli alunni e i sindacati si oppongono al rinvio dei test riguardanti le prove invalsi (previste per martedì 5 maggio, giorno di sciopero nazionale contro la Buona Scuola, e rinviate a mercoledì 6 e giovedì 7). Proprio questo spostamento delle prove sulla valutazione degli apprendimenti in Lettura e Matematica alle elementari – per paura di un eventuale “assenza” dei professori aderenti allo sciopero – ha mandato fuori di teta i sindacati. I genitori si oppongono dichiarando di non voler mandare i propri figli a scuola nei giorni in cui è previsto lo svolgimento dei test.
Per la Flc Cgil “Il rinvio delle prove Invalsi nella scuola primaria si manifesta come un tentativo di depotenziare la giornata di sciopero indetta dalle maggiori sigle sindacali della scuola“.
Domenico Pantaleo, segretario generale del sindacato Cgil afferma che è evidente, ormai, come il differimento dalle prove invalsi, precedentemente programmate per una determinata data, è da interpretare come una possibilità, un tentativo di poter migliorare, o meglio arginare, il danno o il disagio che un eventuale sciopero contro il disegno di legge sulla Buona Scuola riguardante la riforma Renzi-Giannini, e soprattutto le adesioni a quest’ultimo, avrebbe provocato a livello sociale ma anche politico.
Per queste ragioni, e per una serie di tante altre ancora più profonde e significative, il sindacato guidato dal signor Pantaleo “ha inviato formale diffida al Miur perché assuma immediate decisioni”, poiché la decisione dello spostamento dei quiz a livello nazionali è stata “disposta da un ente che non può e non deve interferire con l’amministrazione”.
Gilda e Cobas, in risposta al rinvio delle contestate prove, hanno invitato i docenti e spinto questi ultimi a rifiutare di tabulare i risultati dei quiz online gratuitamente, spendendo gran parte del loro tempo libero per fare tale “compito”, senza ricevere assolutamente niente in cambio (nessun tipo di compenso aggiuntivo, quindi).
I genitori di tutta Italia, da Genova a Catania, si stanno organizzando per boicottare le famigerate prove nazionali del 6 e 7 maggio. In Emilia Romagna, addirittura, gruppi di genitori hanno scritto e indirizzato ai dirigenti scolastici e al corpo docenti una lettera in cui esprimono chiaramente come non autorizzeranno la scuola a sottoporre i propri figli a questi test poiché “non è stata fornita alcuna informazione in merito al contenuto, alle modalità e alle finalità”.