Non solo Ferguson e Baltimora: così come negli Stati Uniti, anche in Israele imperversano le manifestazioni contro i metodi violenti e la condotta razzista della polizia. Al centro della protesta di Tel Aviv, andata in scena nella serata di ieri, c’è la comunità falashà. I falashà sono gli ebrei etiopi, oramai stufi della condotta xenofoba degli agenti di polizia del Paese. Le manifestazioni sono andate in scena dapprima a Gerusalemme, poi nella stessa Tel Aviv, che consiste nell’area metropolitana più grande della nazione.
Piazza Rabin, il cuore della città, è stata interessata da forti scontri tra forze dell’ordine e manifestanti, che hanno messo a ferro e fuoco i dintorni, creando un vero e proprio clima di guerriglia urbana. Stando ai rapporti ufficiali della polizia, alcuni membri delle frange più infervorate della protesta avrebbero tentato di fare irruzione all’interno del municipio cittadino. Diversi gli slogan scanditi dalla folla in tumulto, tra i quali sono spiccate frasi come “Né bianchi né neri, solo esseri umani”.
I primi scontri con la polizia sono avvenuti in corrispondenza delle Azrieli Towers, nelle vicinanze degli uffici governativi. Dopo circa tre ore di disordini, il corteo di manifestanti ha iniziato a spostarsi in direzione del palazzo del municipio, dove le tensioni tra le due fazioni sono letteralmente esplose: il bilancio parla di 18 feriti e 15 persone arrestate tra i manifestanti e 23 feriti tra gli agenti. La stessa polizia ha poi fatto ricorso a lacrimogeni e granate sonore per disperdere i falashà.
Uno degli eventi che hanno contribuito a scatenare le proteste in Israele sono state le percosse subite da un soldato etiope la scorsa settimana, per opera di due agenti della polizia israeliana; un evento che ha destato forti reazioni di shock ed indignazione in tutto Israele, e che ha condotto alla sospensione dei due poliziotti incriminati, che rischiano ora il licenziamento.
Per cercare di placare gli animi, il Presidente da poco rieletto Benjamin Netanyahu ha già reso noto che, nella giornata di domani, incontrerà alcuni esponenti della comunità falashà, tra i quali figura anche il soldato vittima delle violenze degli agenti.