Sale a 5.057 il bilancio del terribile terremoto in Nepal, che ha devastato buona parte di Kathmandu, ma che ha fatto vittime anche in India, Tibet e Cina. I dati, forniti dal Ministero dell’Interno nepalese, sono ovviamente ancora temporanei, e salgono di ora in ora. In alcuni villaggi, oltre il 50% delle abitazioni sono crollate, mentre un milione sono i senzatetto e oltre 6 milioni i nepalesi che si trovano in condizioni di grave difficoltà, a causa di mancanza di viveri, di elettricità e di acqua. Arrivano anche le prime ammissioni del primo ministro nepalese, Sushil Koirala, che dice che le operazioni di soccorso “non sono state efficaci”. Ma, soprattutto, pronostica un dato che spaventa: “Temiamo che le vittime siano oltre 10mila”.
Sono 4, finora, i morti italiani: si tratta di Oskar Piazza, Gigliola Mancinelli, Renzo Benedetto e Marco Pojer. I primi due si trovavano a Langtang, completamente raso al suolo dal sisma, travolti dalla valanga che ha travolto il villaggio situato alle pendici dell’Himalaya; si tratta di due dei quattro speleologi del Soccorso Alpino presenti a Langtang. Gli altri due, Giovanni Pizzorni e Pino Antonini, sono vivi, e si sono riusciti a mettere in contatto con la Farnesina. Renzo Benedetto e Marco Pojer, invece, sono stati travolti da una frana che li ha sorpresi mentre si trovavano a 3.500 metri di quota sul sentiero del Langtang Trek. Come racconta Iolanda Mattevi, che con Attilio Dantone e gli altri due amici uccisi dalla frana era arrivata in Nepal agli inizi di Aprile, “Renzo e Marco avevano fatto una deviazione per portare delle medicine a un’anziana nepalese che conoscevano – ha continuato – quindi ci avevano detto di continuare a camminare perché poi ci avrebbero raggiunti successivamente”. Secondo la Farnesina, però, sono ancora 40 i nostri connazionali dispersi in Nepal, ancora irreperibili dopo il sisma.