L’Ungheria sta avanzando ad ampie falcate verso la re-istituzione della pena di morte. Ad annunciarlo è stato lo stesso leader del Paese, il nazionalpopulista Viktor Orbàn, che ha affermato con risolutezza: “La questione della pena di morte dev’essere rimessa all’ordine del giorno”. Il Premier ungherese, citato da Agence France Presse, Bloomerg ed altre agenzie di stampa internazionali, ha infatti affermato che la legislazione del Paese magiaro “Non è abbastanza dissuasiva”. E lo spettro della pena di morte potrebbe quindi aiutare l’Ungheria a combattere la criminalità.
Una presa di posizione che contrasta nettamente con le direttive UE, che proibiscono invece nella maniera più assoluta l’utilizzo della pena capitale. E’ strano inoltre che a parlare in questo modo sia stato proprio il Premier di un Paese che, secondo le stime della stessa Unione Europea, presenta una delle legislazioni più dure ed inflessibili di tutto il Vecchio Continente. Per fare un esempio, l’ergastolo in Ungheria non è mai riducibile, in nessun caso. Per portare avanti la propria causa verso la ripresa delle “esecuzioni legittimate”, Viktor Orbàn ha scelto una delle migliori occasioni che potesse cogliere: un dibattito riguardante l’omicidio di un negoziante ad opera di un gruppo di rapinatori; un evento avvenuto nella città di Kaposvàr, che ha scosso le coscienze di tutta l’Ungheria.
Il Primo Ministro, con la sua approvazione verso il ritorno della pena di morte, si avvicina così agli ideali professati da Jobbik, seconda forza politica della nazione con il 22% dei voti. Jobbik (conosciuto in Italia come Movimento per un’Ungheria Migliore) è un partito nazionalconservatore, razzista ed antieuropeista di estrema destra, che lo stesso Orbàn aveva sempre guardato con sospetto. Almeno pubblicamente. Perché con questa sua inversione di marcia, Viktor Orbàn non ha solo preso in causa questione relativa alla pena di morte, ma ha sollevato una problematica molto più ampia: quella relativa alla dittatura.
Perché nei suoi 5 anni di mandato, il leader di Fidesz ha sempre mostrato di gradire il potere in maniera particolare, palesando una forte tendenza alla sua centralizzazione: come un novello Re Sole, Orbàn ha infatti indebolito pesantemente non solo la libertà di stampa, ma anche il raggio d’azione della magistratura, legando parimenti le mani alla Corte Costituzionale ed al Parlamento, e convogliando di fatto tutto il potere decisionale nelle proprie mani. L’UE è avvisata: l’eventuale ripristino della pena di morte, non farebbe altro che sancire la definitiva deriva dell’Ungheria verso la dittatura di matrice fascista.