“È tempo che si faccia una legge per il “fine vita”, e non parlo solo per me, parlo per tutti”.
Ogni cittadino dovrebbe avere il diritto di decidere come e quando deve morire. E’ sua la responsabilità, è una sua la scelta, e deve poter esercitare tale diritto. La pensa così Emma Bonino, ex ministro degli Esteri, leader radicale, malata di cancro, che torna ancora una volta a parlare della legge sul fine vita: “Io il testamento biologico l’ho fatto durante il dramma Englaro con un intervento al Senato, più ufficiale di così…”, rivela ai microfoni Sky.
I suoi colleghi non hanno mai realmente affrontato la questione, anzi: “Hanno risposto con un silenzio alla proposta di affrontare la questione. Io e il mio partito ci impegneremo in questa lotta contro l’eutanasia clandestina”, afferma la Bonino.
“Anche in Italia va data ad ogni cittadino la responsabilità morale di decidere come morire”. Morire con dignità, questo è l’obiettivo: “Spero che non si debba vivere l’umiliazione di andare in Svizzera per morire in dignità. Non ce lo meritiamo noi italiani”, si augura l’ex ministro.
Munita di turbante in testa e di un sorriso un po’ stremato ma genuino, parla della lotta contro il tumore, e del suo rapporto con la morte: “La sento molto lontana. Ho più paura del dolore. Come dicono i miei medici il dolore serve per individuare i sintomi, dopo è inutile. La terapia deve evitare il dolore: non è necessario partire con dolore o abortire sotto tortura”.
Lei oggi è sotto chemioterapia, e anche se potrebbe stare meglio, sta benino. “Il momento peggiore è sentirsi debole, sentire che il corpo non ti risponde più” afferma l’ex ministro.
Ma nonostante la sua malattia, la Bonino non hai mai smesso di essere attiva, di amare la politica, di fare del suo meglio, per convivere con il cancro, di batterlo. Infatti, poco dopo aver scoperto il suo tumore ai polmoni, aveva subito dichiarato: “Io non sono la mia malattia, non sono intenzionata a interrompere le mie attività perché da una passione politica non ci si può dimettere”. La sua è una risposta razionale alla sua malattia, che nasce da una visione laica della vita e dell’esistenza umana.
Insomma quello che si augura l’ex ministro è che il parlamento approvi la legge sull’eutanasia, affinchè tutti coloro che vogliono essere padroni della loro esistenza, fino all’ultimo minuto, possano decidere per sé stessi, senza recare il minimo danno agli altri. Questo sarebbe la legge sull’eutanasia: dare una possibilità di scelta. Potremmo considerarla una sorta di democrazia, anche se nell’Italia odierna essa scarseggia, da regalare a chi soffre, a chi patisce, a chi non potrebbe reggere oltre il dolore.