La Camera ha detto sì alle quote rosa. La legge è stata approvata quest’oggi grazie ai 334 sì raccolti in via definitiva, ai quali si sono opposti solamente 91 contrari. Ventuno gli astenuti. Grazie a questa nuova legge ci potrà essere un maggiore equilibrio tra i sessi nelle assemblee locali, ma l’obiettivo finale è ancora distante.
I sostenitori del disegno di legge vorrebbero infatti portare le quote rosa al 32%, percentuale che rappresenta la media del rapporto di donne consiglieri rispetto agli uomini nei 28 Paesi membri dell’Unione Europea. Il traguardo appare oggi distantissimo: in Italia quella percentuale si ferma ad un misero 18%.
Il dato suggerisce come la nostra nazione si fondi ancora su principi arcaici e sessisti per quel che concerne i ruoli istituzionali, che solo raramente vengono affidati alle donne. Eppure con l’avvento di questa legge qualcosa dovrebbe iniziare a cambiare.
La legge sulle quote rosa si divide in soli due articoli, ma sono entrambi fondamentali. Innanzitutto è stato messo un tetto del 60% ai candidati dello stesso sesso. Ciò significa che nello stilare una lista elettorale, il numero di membri dello stesso sesso non possa eccedere il 60% rispetto a quelli del sesso opposto.
Dunque se una lista presenta 100 nomi, questa legge impone che gli uomini non possano essere più di 60, e che almeno 40 candidate debbano essere donne. E viceversa, ovviamente. Inoltre il secondo articolo riguarda la doppia preferenza facoltativa: sarà infatti possibile esprimere due preferenze, rispettivamente una per sesso, tra i candidati disponibli.
Pena l’annullamento della seconda preferenza, se entrambi i voti andranno a membri dello stesso sesso. Questo significa che chi voterà due uomini o due donne conterà per uno, mentre chi voterà per un uomo e per una donna vedrà raddoppiare il peso del proprio voto.
La legge sulle quote rosa sembra dunque presentarsi nel migliore dei modi, e guardando l’attuale situazione delle donne in Italia è quantomai provvidenziale: attualmente solo 6 regioni italiane superano infatti la quota di consiglieri donne del 20%, mentre in tutte le altre la loro percentuale è minore.