Intercettazioni tra Matteo Renzi e il padre sul caso Consip

I due, padre e figlio, parlano del caso Consip in una telefonata nella quale Matteo Renzi non crede alla versione del padre, e lo invita a dire la verità davanti agli inquirenti che si occupano del caso.

Intercettazioni tra Matteo Renzi e il padre sul caso Consip

L’inchiesta Consip nella quale è coinvolto il padre del segretario del PD Matteo Renzi, si arricchisce di un altro capitolo: una intercettazione telefonica nella quale il figlio Matteo Renzi dibatte a lungo sul caso Consip, la centrale degli appalti della pubblica amministrazione, con il padre, Tiziano Renzi, nella cui inchiesta è coinvolto.

L’intercettazione risale allo scorso 2 marzo 2017, ed il caso Consip si era già aperto ed aveva già scombussolato la vita politica con le solite polemiche. Matteo Renzi chiama il padre e lo esorta a dire la verità.

In particolar modo, si registra una frase molto significativa, una domanda posta da Matteo Renzi a Tiziano “Non dire bugie, non ti credo. Hai visto Romeo una o più volte?, in riferimento ai presunti colloqui ed incontri che il padre del segretario del PD avrebbe avuto con Alfredo Romeo, uno dei principali imputati nella grossa inchiesta di Mafia Capitale. 

Matteo Renzi, parecchio seccato per la pubblicazione di queste intercettazioni telefoniche ad orologeria, subito dopo la sua elezione a segretario del PD, risponde con un tweet, e ribadisce che cio che è stato scritto nel libro da Marco Lillo,Di padre in figlio”, il quale contiene le intere conversazioni delle intercettazioni, dimostra una volta di più la volontà di Matteo di fare chiarezza sul caso che coinvolge il padre.

Amaramente l’ex premier, però, fa notare che prima di diventare Presidente del Consiglio nel 2014, il padre Tiziano non era mai stato sfiorato da un’inchiesta, o da una intercettazione.

Nelle intercettazioni, Matteo Renzi cita i nomi di altri personaggi, come un altro imputato di Mafia Capitale, Carlo Russo, e del giornalista di Repubblica Alfredo Mazzei. Renzi figlio conclude, con amarezza e preoccupazione, che Andrai a processo, ci vorranno tre anni, rivolto al padre Tiziano. Una conclusione dimessa che dimostra la preoccupazione del segretario del PD per quanto accaduto, e per il processo che Tiziano Renzi dovrà presenziare.

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