Ci sono voluti 10 anni di indagini e 6 anni di cammino processuale, ma ieri la condanna per Silvio Berlusconi è diventata definitiva, il crimine è stato accertato. La Corte di Cassazione, presieduta da Antonio Esposito, ha infatti confermato la condanna di Berlusconi a quattro anni per frode fiscale, chiedendo alla Corte d’Appello di rideterminare il calcolo della pena accessoria di interdizione dai pubblici uffici, dopo che il Procuratore Generale aveva proposto di ridurla. Inoltre sono state confermate le condanne per frode fiscale a carico degli altri tre imputati del processo Mediaset, gli ex dirigenti Daniele Lorenzano e Gabriella Galetto e il produttore cinematografico Frank Agrama.
Silvio Berlusconi, nel suo videomessaggio, è apparso visibilmente provato, ma ha riproposto i temi di sempre: magistratura irresponsabile (50 processi a suo carico), vent’anni di governo al servizio del paese (vedi leggi ad personam), rilancio internazionale (confermato da Angela Merkel), necessità assoluta della riforma della giustizia (con l’Italia sull’orlo del default è sicuramente una priorità), rifondazione di Forza Italia (no Silvio abbi pietà, questo no), etc.
Ma gli italiani, alcuni esultanti, alcuni indignati, possono solo assistere a questo ennesimo spostamento dell’attenzione dalle questioni vitali per un Paese alla frutta, alle questioni personali di Mr B, facendosi, però, lo spero di cuore, alcune domande. Ad esempio, gli indignati pro Berlusconi potrebbero chiedersi: cosa farà l’onorevole Angelino Alfano (i suoi genitori furono veramente lungimiranti nel aggiungere al suo nome il suffisso diminutivo, a differenza dei genitori di Brunetta) ora che il Vate non c’è più? Alcuni, Beppe Grillo in testa, affermano con certezza che provvederanno in tempi brevi a trovare un altro timoniere, troppo preziose quelle poltrone in Parlamento per star qua a far questioni di principio.
E il PD cosa farà? Qui viene il difficile, sia nel cercare di identificare un leader, sia nel cercare di capire come si muoverà la maggioranza ora che è stata privata del suo principale nemico o alleato, che dir si voglia. Eh si, perché come è difficile, se non impossibile, immaginare lo sceriffo di Nottingham senza Robin Hood, oppure Willy il Coyote senza BeepBeep, risulta arduo immaginare i vari Letta, Bersani, D’Alema, Bindi, ecc, senza il loro ventennale spauracchio. E una domanda sorge spontanea: cosa smacchieranno i nostri eroi, che non essendo riusciti a eliminare Silvio Berlusconi, se lo sono fatto alleato, portandosi dietro pure i vari Calderoli, Maroni, Borghezio, ecc?
La sinistra italiana arriva drammaticamente impreparata a questa giornata campale per la democrazia, con un vuoto di leadership mai avuto prima. Se cade il governo, chi è il candidato? Qual è l’interlocutore? Con quale progetto politico si va oltre Berlusconi? Tre domande tremendamente senza risposta, e che richiedono tempi lunghi. Troppo lunghi, più dei 5 mesi trascorsi dalle elezioni di febbraio, in cui, di concreto e di utile per l’Italia e i suoi cittadini, non è stato fatto nulla.