Yemen: nasce la coalizione internazionale anti-Huthi

Nasce la Coalizione anti-Huthi, allo scopo di contrastare l'avanzata dei ribelli sciiti nello Yemen. Anche gli Stati Uniti parteciperanno all'iniziativa, che coinvolge già molti Paesi del Golfo Persico

Yemen: nasce la coalizione internazionale anti-Huthi

Anche gli Stati Uniti hanno dato il loro benestare alla creazione di una Coalizione internazionale, allo scopo di contrastare l’avanzata degli Huthi nello Yemen. I cosiddetti “Seguaci di Dio” (Ansar Allah) stanno infatti diventando un problema sempre più grave per il Paese, nonché una minaccia sempre più consistente per i vicini confinanti; in primis quell’Arabia Saudita le cui riserve petrolifere rappresentano, oltre ad un’incommensurabile risorsa nazionale, anche una grande fonte di preoccupazione. Un problema, quello degli zaydisti sciiti militanti, che ha inoltre assunto nuovo spessore con l’entrata in scena dell’Iran, che già da qualche tempo ha iniziato a supportare la causa dei ribelli.

La Casa Bianca ha infatti annunciato che gli Stati Uniti hanno già offerto aiuti di tipo “logicistico e di intelligence” all’Arabia Saudita, nell’ambito delle operazioni che hanno condotto ai raid effettuati su obiettivi Huthi. Lo stesso governo saudita ha nel frattempo annunciato di aver preparato un contingente di 150.000 soldati in previsione di un’offensiva via terra, con la collaborazione di Egitto, Pakistan, Giordania e Sudan. Tutti Paesi, secondo quanto annunciato dal governo di Riyad, che si sarebbero già detti pronti ad aiutare con l’invio di altri soldati.

L’Arabia Saudita ha anche reso noto che, nell’ambito dei raid aerei effettuati contro le postazioni huthi nello Yemen, hanno partecipato alle operazioni anche velivoli provenienti dall’Egitto, dal Qatar, dal Kuwait, dal Bahrein, dalla Giordania, dal Marocco, dagli Emirati Arabi Uniti e dal Sudan. L’operazione è stata battezzata “Decisive Storm”. I residenti di Sana’a hanno poi riferito a fonti locali di un attacco aereo da parte di velivoli non identificati contro il maggiore aeroporto di Sana’a, attuale capitale degli Huthi in seguito al colpo di Stato dello scorso Settembre. Il bilancio dello scontro è di quattro aerei abbattuti, e secondo un’emittente televisiva ribelle, di 17 vittime tra i civili.

Dagli Stati Uniti arrivano intanto parole di denuncia verso l’operato ribelli da parte Bernadette Meehan, portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, che ha affermato davanti ai microfoni: “Gli Stati Uniti condannano fortemente le azioni militari intraprese dagli Huthi contro il governo eletto dello Yemen. Queste azioni hanno provocato una diffusa instabilità e caos che sono ora fonte di minaccia per il benessere dei cittadini yemeniti”. La Meehan ha poi precisato che: “C’è bisogno che gli Huthi cessino immediatamente le loro azioni militari destabilizzanti, e tornino ad intraprendere la via del dialogo politico”.

Il Ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti Anwar Gargash ha parlato così della decisione di prendere parte alla Coalizione: “I cambiamenti strategici nella regione che favoriscono ora l’Iran, la cui bandiera è presente dietro l’operato degli Huthi, non possono essere ignorati. La crisi nello Yemen ed il colpo di Stato degli Huthi sono segni della debolezza del regime arabo regionale. Decisive Storm è una nuova pagina della cooperazione araba per mantenere la regione sicura”.

La presenza statunitense dietro il conflitto arabo è stata spiegata brevemente anche da Michael Lewis, professore dell’Ohio Northern University College ed ex pilota della marina militare, il quale aveva parlato ancora prima dell’annuncio ufficiale della partecipazione statunitense alle operazioni. Queste le sue parole in merito all’intera vicenda: “Qui si tratta di sunniti contro sciiti, di Arabia Saudita contro Iran. (Gli Stati Uniti) non possono essere osservatori disinteressati […] ciò che dobbiamo fare, è scegliere da che parte stare”.

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