PRC: entro il 2050, il 10% degli europei saranno musulmani

Secondo le proiezioni del PRC, nel 2050 il 10% dei cittadini europei saranno musulmani. I cristiani manterranno la leadership, sebbene avranno una crescita minore rispetto ad oggi, ma il dilemma maggiore è rappresentato dalla Cina

PRC: entro il 2050, il 10% degli europei saranno musulmani

Entro il 2050 i musulmani raddoppieranno la loro presenza in Europa, e rappresenteranno il 10% dei cittadini del Vecchio Continente. Sono questi i dati resi noti dal Pew Research Center, famoso “Think Tank” (letteralmente “serbatoio di pensiero”, organismi politicamente indipendenti che si occupano di analisi politiche pubbliche) con sede a Washington (USA), che raccoglie ed elabora dati sui temi, gli atteggiamenti e le tendenze culturali negli Stati Uniti e nel mondo. Stando alle proiezioni del PRC, i musulmani entro lo stesso anno rappresenteranno anche il secondo maggiore gruppo religioso degli Stati Uniti, con una percentuale del 2,1% sull’intera popolazione (attualmente l’1% degli americani sono musulmani).

Il primo gruppo religioso negli Stati Uniti è rappresentato oggi dai cristiani, che compongono il 77% della popolazione americana. Lo studio suggerisce che, entro il 2050, la loro presenza scenderà fino a rappresentare “solo” il 66% del campione totale. I musulmani in Europa sono parallelamente destinati a crescere, secondo questi dati, dall’attuale 6% (43 milioni di persone) al 10% (71 milioni di persone). Una “rimonta” resa possibile dal calo della mortalità infantile nelle realtà in via di sviluppo, e dal fatto che nei Paesi subsahariani le donne partoriscano in media il doppio dei figli rispetto a quelle residenti in Nord America; tre volte in più delle cittadine europee.

Secondo le stime dei ricercatori, musulmani e cristiani entro il 2050 rappresenteranno pressappoco il 30% dell’intera popolazione mondiale, ma negli Stati Uniti questi ultimi sono destinati a diminuire in favore di atei, agnostici e persone che non si riconoscono in alcuna religione particolare; quest’ultimo gruppo, rappresentante oggi il 17% dell’intera popolazione statunitense, crescerà fino a comprendere il 26% dei cittadini USA. Praticamente uno su quattro.

In Francia, sempre stando ai dati del Pew Research Center, tra 35 anni i cosiddetti “non affiliati” (atei, agnostici e liberi pensatori) diventeranno addirittura la nuova maggioranza, surclassando così i cristiani. Ma anche per i “non affiliati” non giungono buone notizie dalle proiezioni degli studiosi: benché la loro percentuale sia destinata a crescere, il loro numero effettivo nel mondo diminuirà a causa dell’età media avanzata, e della loro tendenza ad avere famiglie meno numerose rispetto ai credenti. Prevista una sensibile crescita percentile anche per gli ebrei a causa della loro aspettativa di vita, più alta di quella di chiunque altro (circa il 20% degli ebrei hanno oggi più di 60 anni). E’ tuttavia necessario specificare che la ricerca ha escluso gli ebrei che si sono detti tali per estrazione culturale, ma non per appartenenza religiosa.

Interessante è anche la sezione del rapporto dedicata alla Cina: secondo i ricercatori del Pew Research Center, più del 50% dei cittadini cinesi sono “non affiliati”, e la Cina sarebbe già sull’orlo di una vera e propria rivoluzione religiosa. Ma proprio questo Paese sarebbe, secondo gli autori dello studio, la sfida più impegnativa per gli amanti delle statistiche e delle proiezioni: in Cina le religioni riconosciute sono infatti molto poche, ma vi sono una grande tradizione di credenze popolari di ogni genere, e una presenza di missionari cristiani definita “inquantificabile”.

Poche certezze insomma sulle quali basare proiezioni attendibili, vista la confusa ed imperscrutabile situazione odierna: “Chi aderisce ad altre religioni, compresi cristiani che praticano il proprio culto in chiese non registrate come tali, potrebbe essere riluttante a svelare la propria identità religiosa alle autorità, o a degli stranieri-hanno precisato i ricercatori-non esistono fonti adeguate per misurare gli eventuali cambiamenti religiosi in Cina”, hanno infatti affermato gli autori dello studio.

E’ stato comunque precisato che questa ricerca rimane frutto di semplici statistiche e proiezioni, che per quanto accurate, non possono certo predire il futuro con certezza. E gli stessi dati presi in esame sono da ritenersi ad ampio spettro: non è stata fatta ad esempio alcuna distinzione tra sunniti e sciiti, né tra cattolici, ortodossi e protestanti. A questo punto però, volendo giocare un po’ con numeri e supposizioni (ma fino ad un certo punto) non resta che da chiedersi quali saranno le aspettative di crescita per i pastafariani, da qui a trentacinque anni: per adesso un movimento poco considerato dalle altre religioni, così come dal PRC stesso. Ma si sa mai che possano essere proprio loro la vera sorpresa del 2050.

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