Isis: via le croci, bandiere jihadiste sopra i campanili cristiani

In Iraq ed in Siria sono state rimosse le croci dai campanili, e sostituite con le bandiere dell'Isis. Sono inoltre state distrutte anche numerose opere d'arte presenti all'interno delle chiese

Isis: via le croci, bandiere jihadiste sopra i campanili cristiani

L’Isis continua la sua lotta alle icone occidentali, continuando a promuovere la “guerra agli infedeli” non solo sui campi di battaglia, ma anche e soprattutto nel tentativo di colpire moralmente i propri nemici, annientando le testimonianze di qualsiasi background culturale sia diverso da quello islamico. In particolare i cristiani vengono visti come i nemici giurati del Califfato, alla stregua di mostri da eliminare per arrivare alla “purificazione” delle terre Meriorientali, libere dagli infedeli. In questa lotta i miliziani non risparmiano nessuno, continuando a torturare e massacrare senza un briciolo di pietà anche gli stessi musulmani che finiscono tra le loro grinfie, se “colpevoli” di non essere abbastanza fanatici da bramare di unirsi alla loro causa.

Visto lo scenario premesso, era impensabile che la guerra religiosa non finisse col toccare anche gli edifici ed i luoghi di culto di differenti professioni religiose. Così dopo le devastazioni a Mosul ed Hatra, ecco spuntare le bandiere nere dello Stato Islamico sulla cima dei campanili delle chiese cristiane. E’ successo a Ninive in Iraq, ma anche in Siria, con la rimozione dei crocifissi dalle chiese di Tel Hamis, ad est del Paese mediorientale. La notizia è stata riportata dall’emittente statunitense Fox News, che ha parallelamente diffuso anche le immagini della devastazione delle opere d’arte riconducenti alla religione cristiana. Le immagini sono state scelte tra quelle a disposizione del MEMRI (Middle East Media Research Institute)

Ma cosa spinge ora l’Isis ad agire in questa maniera, dopo che per millenni molti di quei siti erano stati lasciati in pace, o persino ammirati dagli stessi musulmani? Un punto di vista interessante per comprendere meglio queste dinamiche è quello di Francesca Maria Corrao, esperta di cultura araba e docente di Studi Mediterranei all’Università Luiss-Guido Carli di Roma, la quale ha recentemente affermato a “IlFattoQuotidiano” che: “Tutto questo ha una doppia finalità: dare un ennesimo segnale di forza ai miliziani di Isis e lanciare l’ultima sfida all’Occidente […] Nessun musulmano ha mai distrutto questi siti nell’arco di millenni, quindi la spiegazione va cercata altrove, non nei testi sacri”.

Per la Corrao si tratta di un’estremizzazione del Wahhabismo, la corrente che vuole il ritorno alla purezza originale dell’Islam, lontana dall’odierna corruzione degli ideali religiosi. Praticamente praticamente una corrente riformista, che per seguire alla lettera i precetti del Corano e di altri testi sacri come la Sunna, finisce inevitabilmente per sfociare nel fanatismo religioso. Ma non solo. La docente della Luiss ha inoltre spiegato che: “Utilizzando questa interpretazione estremista dei testi sacri, i vertici dello Stato Islamico convincono gli uomini che poi compiono materialmente l’atto che, in un momento in cui stanno perdendo la guerra contro la Coalizione occidentale, quello è il modo per rendere giustizia a Dio. Così Dio riserverà loro un posto in Paradiso, e li aiuterà a vincere la loro battaglia”.

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