Inferno a Baltimora, i rivoltosi: “Vogliamo i nostri diritti”

Baltimora è andata a fuoco questa notte, a causa dei disordini scoppiati in occasione del funerale di Freddie Gray, 25enne afroamericano morto lo scorso 19 Aprile nella propria cella. A Gray era stata spezzata la spina dorsale, indagati sei agenti di polizia

Inferno a Baltimora, i rivoltosi: “Vogliamo i nostri diritti”

Baltimora è sprofondata nel caos. Un’ondata di disordini ha travolto la città del Maryland (USA) in seguito al funerale di Freddie Gray, 25enne afroamericano morto il 19 Aprile all’interno della propria cella una settimana dopo il suo arresto, avvenuto lo scorso 12 Aprile. Gray è deceduto a causa delle gravissime lesioni alla spina dorsale riportate in seguito al suo arresto. La situazione ha iniziato a degenerare attorno alle 19:00 di ieri sera (ora locale), quando migliaia di persone hanno preso d’assalto negozi, boutiques, esercizi commerciali, automobili parcheggiate lungo la strada, sfogando la propria rabbia su qualsiasi cosa trovassero.

“Hanno colpito l’uomo e la donna alla testa-ha rivelato un testimone oculare, che ha assistito alla razzia di un negozio di liquori situato nei pressi del luogo in cui Grey venne arrestato, citato dal The Guardianlei era distesa a terra, e loro le hanno semplicemente camminato sopra”. E proprio dai sobborghi della città, dalla stessa zona in cui Freddie Gray venne arrestato dalla polizia, sono partiti i primi focolai di rivolta. In breve, la protesta ha infiammato tutta Baltimora, e la città è stata letteralmente messa a ferro e fuoco dalla violenza e dall’odio.

A nulla sono valsi gli appelli della famiglia di Gray, che hanno esortato la comunità afroamericana a perseguire gli ideali della pace e della tolleranza: quest’ultimo sospetto omicidio di un ragazzo di colore, disarmato e reso inoffensivo, da parte delle forze dell’ordine, ha contribuito a gettare ulteriore benzina sul fuoco nel rapporto tra la polizia e la comunità afroamericana. Così sono stati avvolti dalle fiamme, nell’ordine: un centro commerciale, un negozio di liquori ed una farmacia, e quando i vigili del fuoco sono arrivati a spegnere gli incendi, i rivoltosi hanno tagliato le pompe dell’acqua con dei coltelli.

Baltimora è bruciata, e la sua drammatica esteriorità rappresentata in nottata dagli edifici in fiamme, è solamente lo specchio dell’anima della città; corrotta dal sospetto, dall’odio, dalla brutalità senza confini. “Non è questa la giustizia che vogliamo” ha poi affermato ai microfoni il pastore Donte Hickman, la cui testimonianza è stata riportata dal The GuardianQuesto è caos e confusione. Ma non andrà a nostro vantaggio, perché saremo noi a dover ricostruire questa comunità”. Hickman è stato tra coloro che, al funerale, hanno cercato di predicare la calma ed il rifiuto della violenza. Parole cadute nel vuoto: la pazienza degli afroamericani, oramai, si è esaurita da un pezzo.

Ora, sulle ceneri del disastro, alla luce del giorno, Baltimora si presenta ferita e sconfitta. Il sindaco Stephanie Rawlings-Blake ha ordinato il coprifuoco per una settimana, mentre il Governatore del Maryland ha annunciato lo stato di emergenza. Per far fronte ai disordini, sono stati mobilitati circa 5.000 componenti della Guardia Nazionale.

Il bilancio di questa notte di follia è di quelli che non si possono ignorare: più di 200 manifestanti sono stati arrestati secondo le stime fornite da Yvonne Wenger, corrispondente estera che ha citato direttamente i numeri forniti dal sindaco della città; 15 gli edifici andati a fuoco, 144 i veicoli distrutti, ed un numero ancora indefinito di agenti di polizia (tra i 15 ed i 20) hanno riportato ferite di entità variabile. Sei di loro sarebbero ora ricoverati in ospedale. Queste le stime dell’inferno di Baltimora, offerte dal portavoce del sindaco Howard Libit, e riportate da Associated Press.

Nel frattempo, i sei agenti implicati nella morte di Freddie Gray, al quale furono spezzate le vertebre cervicali, risultano attualmente sospesi dal servizio in attesa di ulteriori accertamenti.

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