India, 13enne decapita figlio di 5 anni del suo presunto stupratore

In India, una ragazzina di 13 anni è stata accusata dell'omicidio del figlio del suo presunto stupratore: "Volevo vendicarmi di lui" avrebbe poi raccontato ai poliziotti, motivando così il suo gesto

India, 13enne decapita figlio di 5 anni del suo presunto stupratore

In India, una 13enne è stata accusata di aver rapito il figlio di 5 anni del suo presunto stupratore, e di averlo quindi decapitato per poi dare il suo cadavere alle fiamme, seppellendo ciò che ne rimaneva in una borsa sotto dei mattoni. La tragedia si è svolta nell’arco di pochissimi giorni: era lo scorso 18 Ottobre quando l’uomo, stando a quanto sostiene l’accusa, avrebbe drogato la ragazzina con dello sbiancante, per poi abusare di lei.

Lei avrebbe però reagito al trauma in maniera incredibilmente violenta: conscia del fatto che, in India, lo stupro delle donne da parte degli uomini viene spesso accettato dalla comunità (specie nei villaggi più delocalizzati) quasi alla stregua di un “diritto”, avrebbe deciso di pianificare da sé la propria vendetta. Teatro dei fatti è stato il piccolo villaggio di Khair, a Nord del Paese. Secondo le prime ricostruzioni degli eventi, il rapimento del piccolo avrebbe avuto luogo mentre stava giocando fuori dalla propria abitazione.

“Sono stati registrati due casi, rispettivamente uno di omicidio ed uno di stupro. Investigheremo a fondo su entrambi” ha dichiarato un ufficiale della polizia locale al Times of India in relazione alla vicenda, spiegando poi che: “Ho incontrato la famiglia dell’accusato oggi (24 Ottobre, nda), e sostengono che il racconto della ragazzina sia falso. Ma continueremo ad indagare”.

Certo, stando a quanto riportano le testate locali, l’estrazione sociale della 13enne ed i suoi precedenti giocano contro di lei, in un contesto peraltro già apertamente ostile: sembra infatti che la ragazzina sia già tossicodipendente, nonostante la giovane età. Forse anche per questo, immaginando l’esito del processo, potrebbe aver deciso di cercare vendetta per conto proprio.

“Bisogna valutare alcune cose, come il fatto che la ragazza sia dipendente dalle droghe, ed abbia dei precedenti per alcune piccole risse-ha infatti specificato il poliziotto nel corso della conferenza stampa, continuando poi a raccontare che-Sua madre è malata, e suo padre è un bracciante. Viene da un contesto familiare molto, molto povero”.

La polizia ha poi pubblicato una dichiarazione ufficiale, secondo la quale la 13enne avrebbe confessato il delitto spiegando al contempo di volersi vendicare di colui che l’aveva violentata. L’India detiene un triste primato per quel che concerne le violenze sessuali: secondo i dati diffusi dall’ONU, nel Paese viene stuprata in media una donna ogni 22 minuti (statistica che rende l’India il Paese più pericoloso del G20 per le donne).

Inoltre, il background culturale locale fa sì che spesso le comunità stesse si schierino a favore degli stupratori, stigmatizzando in tal modo le vittime, così come anche le forze dell’ordine e le alte cariche governative. Basti pensare che, sempre rifacendoci ai dati ONU, Delhi è la metropoli con il più alto tasso di stupri (vi avviene il 17% degli stupri totali del Paese), ma paradossalmente in tutto il 2012 una sola persona è stata incarcerata per violenza sessuale, rimediando peraltro la risibile pena di soli 3 anni di reclusione.

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