Il terrorista Abedi non è un lupo solitario, legami jihadisti in Libia

Salman Adeb, il terrorista che si è fatto esplodere a Manchester, era tornato da poco da un viaggio in Libia. Il clima di omertà fra gli amici e conoscenti non aiuta il lavoro degli inquirenti.

Il terrorista Abedi non è un lupo solitario, legami jihadisti in Libia

Salman Abedi, il terrorista che ha ucciso 22 persone, quasi tutti ragazzi e bambini, facendosi esplodere dopo il concerto di Ariana Grande a Manchester, era tornato di recente da un viaggio in Libia.. «Era partito per la Libia tre settimane fa ed era tornato di recente, da qualche giorno», ha detto un suo amico al Times. Il ventiduenne Salman Abedi, era nato in Gran Bretagna da genitori sfuggiti dal regime di Gheddafi: nella preparazione della strage avrebbe usufruito del supporto della rete jihadista.

Gli inquirenti si stanno concentrando particolarmente sulla Libia per comprendere se l’attentatore di Manchester abbia ricevuto un training in un campo jihadista dove Isisi e al-Qaeda sono coesi per combattere le forze governative . “Un tipo strano Salman Abedi. Abbastanza solitario, poco visibile, tranne negli ultimi tempi che era più spesso con amici e rientrava tardi la sera”, dicono i vicini di casa di Salman Abedi.

La presunta solitudine degli attentatori è uno stereotipo ripetuto: stranamente le investigazioni conducono alla scoperta che tali individui non erano degli eremiti chiusi nella loro cameretta, anzi al centro di una fitta rete di conoscenze ed omertà. I libici amici, che vivono nel suo quartiere, sono trincerati in una cortina di silenzio, Abed è un fantasma, mai esistito.

“Le Parisien”ipotizza legami tra le cellule di Manchester e quelle franco-belghe. Solo una ragazzina, che abita a Esmore road nel quartiere Fallowfield, vicino alla villetta a due piani rossa dove abitava l’attentatore, ha sussurrato, velocemente quasi con timore “Non credete a quello che dicono qui i miei genitori e i nostri vicini. In verità Salman Abedi aveva un mucchio di amici nel quartiere. E qui dove c’è la porta marrone risiedono i cugini, tutti libici come lui, che adesso si sono chiusi in casa e non vogliono dire nulla. Eppure sono legatissimi”.

Due uomini di colore intervistati hanno cercato di stemperare la situazione «Inutile, non c’è nessuno. I libici sono partiti. Perdete tempo». Altri residenti hanno chiuso in faccia la porta ai giornalisti, dicendo di essere afgani, nessuno vuole parlare, neppure ammettere che i libici siano presenti nel quartiere.

La polizia inglese si trova in notevoli difficoltà, per investigare l’identità del terrorista, i suoi contatti, il percorso che l’ha portato ad annientare almeno 22 persone e ferirne decine di altre. Il capo della polizia di Manchester, Ian Hopkins, non crede alla teoria del lupo solitario e pare sempre più convinto che un gruppo organizzato e legato all’Isis abbia attivamente pianificato il piano criminale: qualche esperto in esplosivi gli ha consegnato l’ordigno realizzato con pezzi di ferro.

Da un paio di anni Abed era sotto osservazione degli agenti: studiava economia alla Salford University era terzultimo di quattro figli di una coppia di profughi politici libici accolti in Gran Bretagna per sfuggire alla repressione del regime di Gheddafi alla fine degli anni Ottanta, appena nato aveva ottenuto la cittadinanza inglese.

«I libici sono una componente molto importante della comunità musulmana di Manchester. Odiavamo i Gheddafi» ha detto Mohammad Abdul Malek, imam di origine tripolina a capo della “Muslim Youth Foundation”. L’Imam dice che a Manchester, su due milioni e mezzo di abitanti circa, 300.000 sarebbero musulmani e tra questi 16.000 risulterebbero libici. Secondo il “Telegraph“, i coniugi Abedi avrebbero vissuto a Londra una decina d’anni traslocando per motivi economici a Manchester: da un paio di anni sono tornati nella zona di Tripoli, lasciando a Manchester Salman e il fratello 23enne Ismahil.

Il fratello è stato arrestato per accertamenti. “Mai avremmo pensato che tra noi potesse vivere un criminale di questa risma. Anche se due anni fa ci eravamo inquietati per la vicenda di Zahra e Salma Halane» dice con cordoglio Peter Johnes, vicino di casa di Abedi, altri rivelano alla stampa di aver udito i due fratelli cantare inni dell’Islam radicale.

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