Alla fine del mese scorso, i corpi senza vita di due giovani turiste argentine sono stati ritrovati sulla spiaggia, a Montañita, una località turistica a 200 km dalla città di Guayaquil, Ecuador. Nei giorni successivi al tragico ritrovamento, è venuto alla luce che le due ragazze erano state assassinate dopo essersi difese da un’aggressione sessuale. Dopo l’omicidio, i criminali hanno avvolto i loro corpi con alcuni sacchi della spazzatura, che sono stati poi abbandonati sulla spiaggia.
La sconvolgente notizia ha scatenato un’ondata di commenti sulle reti sociali, testi di condanna e di appoggio alle famiglie delle due giovani donne. Tra questi, quello scritto dalla studentessa paraguaiana di Scienze della Comunicazione, Guadalupe Acosta, ha avuto un grande impatto per il suo profondo messaggio. Nella lettera, Guadalupe invita a mettersi al posto delle ragazze uccise e a sollevare la voce contro la violenza sulle donne.
“Ieri mi hanno uccisa”, inizia così l’emozionante storia scritta da Guadalupe in prima persona, al posto di una delle giovani assassinate. “Mi sono rifiutata di farmi toccare e con un bastone mi hanno spaccato il cranio. Hanno lasciato che morissi dissanguata”.
L’autrice condanna, però, che peggiore della morte, è stata l’umiliazione che ne è seguita: dopo aver trovato il suo corpo inerme nessuno si è chiesto dov’era il bastardo che ha messo fine ai suoi sogni, alle sue speranze, alla sua vita. Il messaggio critica apertamente il fatto di aver sprecato il tempo rimproverando i genitori delle giovani, anziché utilizzarlo per cercare l’identità di coloro che le avevano brutalmente assassinate.
Hanno giudicato i suoi genitori per averle dato ali con cui volare, per aver permesso che fosse indipendente; hanno addirittura avanzato l’ipotesi che le ragazze fossero sotto l’effetto di droghe, “che ce lo siamo andate a cercare”. A questo punto, l’autrice inizia ad alludere alle differenze che ancora esistono tra la visione che si ha dell’uomo rispetto a quella della donna. “E io solo da morta ho capito che no, che per il mondo io non sono uguale ad un uomo, che morire è stata colpa mia”. Guadalupe sostiene che per il solo fatto di essere donna il crimine è diventato meno grave, perché ovviamente lei se l’è cercata, per non essere sottomessa, per non essere rimasta a casa, “per aver investito i miei soldi nei miei sogni”.
Dal suo profilo, Guadalupe Acosta promuove, inoltre, un evento che invita tutti a manifestare nel centro di Asunción (Paraguay) per chiedere “verità e giustizia” per le turiste argentine e denunciare la violenza contro le donne.