Fatima, jihadista italiana: “Stupriamo e torturiamo per Allah”

E' tornata a parlare dalla Siria Fatima, alias Maria Giulia Sergio, la jihadista di origini napoletane partita per lo Stato Islamico lo scorso Settembre 2014: "Uccidiamo i miscredenti per Allah, lo Stato Islamico è perfetto. I diritti umani? Li rappresenta la Sharia"

Fatima, jihadista italiana: “Stupriamo e torturiamo per Allah”

Continua a far discutere il caso di Maria Giulia Sergio, alias Fatima, la 28enne di origini napoletane convertitasi all’Islam e partita alla volta dello Stato Islamico nel Settembre del 2014. Durante la scorsa settimana, la famiglia della donna e del marito (partito insieme a lei per unirsi all’Isis) era stata arrestata nell’ambito di una maxi operazione antiterrorismo coordinata dalla Procura di Milano: i familiari di Fatima stavano infatti pianificando di lasciare l’Italia, e ricongiungersi alla figlia per abbracciare la causa dei fondamentalisti islamici.

Fortunatamente, gli investigatori tenevano sotto stretta sorveglianza la famiglia di jihadisti; così quando questi hanno finalmente deciso di agire, sono stati prontamente tratti in arresto insieme ai consanguinei del marito (di origini albanesi). Ora però Fatima è tornata a parlare, e l’ha fatto attraverso Skype, proprio da quello stesso Stato Islamico che difende a spada tratta, giustificando candidamente ogni suo abominio.

“Noi quando decapitiamo qualcuno, dico noi perché anch’io faccio parte dello Stato Islamico, quando facciamo un’azione del genere, stiamo obbedendo alla Sharia” ha affermato Fatima ai suoi interlocutori. La chiamata della 28enne originaria di Torre del Greco è arrivata in seguito alla notizia dell’arresto della sua famiglia. Ed è proprio per questo che la terrorista è tornata a farsi sentire, chiedendo informazioni sullo stato di salute dei suoi parenti.

Per mesi lei ha continuato la sua opera di reclutamento, arrivando a convincere la madre Assunta, il padre Sergio e la sorella Marianna ad abbandonare l’Italia per ricongiungersi a lei nella patria dell’Isis. “E’ illogico ed irragionevole che la polizia italiana abbia deciso di arrestare queste persone” ha tuonato la jihadista, consapevole del fatto che ora non potrà più contare sui suoi familiari per ingrossare le fila dei miliziani dell’Isis.

Con la madre, il padre e la sorella, Fatima era riuscita ad imbastire una grandiosa opera di condizionamento mentale, spiegando loro come lo Stato Islamico fosse “Perfetto”, ed illustrando loro quale splendida vita avrebbero potuto vivere in Siria, una volta ricongiuntisi a lei. Le parole di Fatima fanno paura, per la lucidità con la quale vengono pronunciate: sebbene sembrino intrise di follia, la donna snocciola argomentazioni deliranti come se stesse riepilogando la lista della spesa.

“Violenze, decapitazioni, stupri, mutilazioni? Tutto in nome di Allah, è lui che ce lo chiede”. E quando le viene fatto presente il computo delle aberranti atrocità commesse finora dagli jihadisti, si rimbalza inesorabilmente contro un muro di gomma: “Quelli che vengono decapitati sono ladri, sono ipocriti, agiscono come spie nello Stato Islamico. Riportano informazioni ai miscredenti, per poi attaccarci […] Qui noi onoriamo le donne, lo Stato Islamico è perfetto. Solo chi non segue la legge di Allah va contro i diritti umani”. E parte l’oramai conosciuta solfa su Guantanamo ed affini.

Per Fatima dunque, qualsiasi efferatezza viene automaticamente giustificata inneggiando alla Sharia ed al fantomatico volere di Allah. Ma ciò che più spaventa è sapere che, in fondo, la “jihadista d’Italia” non è affatto pazza: le stesse argomentazioni venivano proposte nei secoli passati dall’Inquisizione cattolica, e l’intera Europa le riteneva ineccepibili.

Molto più recente è un altro precedente illustre: solo qualche decennio fa, un solo uomo (pur con l’aiuto di mostri della propaganda come Goebbels) era riuscito a giustificare massacri inenarrabili agli occhi di un’intera nazione, e solamente la caduta del suo regime ha potuto dissipare “l’incanto” che aveva condizionato milioni di tedeschi, spingendoli a compiere atti di una crudeltà normalmente ritenuta inconcepibile.

La giustificazione della violenza non è dunque follia, ma è qualcosa di molto più subdolo e pericoloso: è convinzione razionale, è l’estremizzazione dell’esasperazione. E’ un loop mentale incredibilmente semplice da attivare, che può portare un essere umano a compiere crimini atroci, con assoluta capacità di intendere e di volere, nella convinzione di essere nel giusto. La stessa terrorista non è una vittima, non più di quanto lo fossero all’epoca i membri delle SS, o gli attendenti di Torquemada: ha scelto da sé la propria strada.

Di Maria Giulia Sergio invece, la brillante studentessa di Biotecnologie della Statale di Milano, non c’è più nessuna traccia: ora c’è solo Fatima Az Zahara.

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